ROMA, 28 APRILE 2021 – L’assoluzione di Walter De Benedetto perché il fatto non sussiste è una notizia straordinaria. La Procura di Arezzo ha infatti riconosciuto l’uso personale terapeutico: De Benedetto, 48enne malato di artrite reumatoide accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, non ha coltivato cannabis nel giardino della sua abitazione per spacciarla ma per alleviare le sue sofferenze.
Una sentenza accolta con soddisfazione da tutti coloro che in questi mesi hanno sostenuto De Benedetto, manifestando e digiunando in tutta Italia, e destinata a fare giurisprudenza. La prima che disciplina la produzione di cannabis in Italia a scopo terapeutico e che riconosce la priorità della cura rispetto ai divieti.
Una sentenza che chiama però in causa la politica e il Parlamento che non possono continuare a ignorare il diritto di tanti malati, oggi negato dallo Stato italiano, di ricevere le cure a base di cannabis.
Ci auguriamo che con l’assoluzione di De Benedetto torni in primo piano la necessità non più rinviabile di una riforma del testo unico sugli stupefacenti, a partire dalla depenalizzazione della coltivazione domestica per uso personale verso la legalizzazione della cannabis. Lasciandoci alle spalle una legge criminogena che arricchisce le mafie e riempie i tribunali e le carceri.