Carovana Solidale: un anno dopo

Esattamente un anno fa la carovana solidale “Gaza-Rafah oltre il confine” rientrava dall’Egitto.

Erano presenti le ONG di AOI, l’ARCI, Assopace Palestina, esperti ed esperte di diritto internazionale, 14 parlamentari e molti giornalisti e giornaliste.

Abbiamo incontrato rappresentanti e organizzazioni della società civile palestinese, difensori dei diritti umani, le principali agenzie delle Nazioni Unite. Abbiamo raggiunto il valico di Rafah, dove abbiamo verificato come gli ostacoli posti dalle autorità israeliane all’ingresso di aiuti umanitari rendesse sostanzialmente impossibile portare aiuti salvavita alla popolazione della Striscia.

Nel magazzino dove la Mezzaluna Rossa Egiziana custodisce i beni che vengono rifiutati ai controlli israeliani abbiamo visto bombole di ossigeno, incubatrici, stampelle, generatori e frigoriferi alimentati da pannelli solari, pasticche e macchinari per la potabilizzazione dell’acqua, ambulanze e molto, molto altro.

Il quadro che ci è stato restituito era, già un anno fa, apocalittico. Ad un anno di distanza, tutte le più catastrofiche previsioni raccolte in quei giorni sono diventate una insostenibile realtà: la Striscia di Gaza non esiste più, la furia israeliana ha distrutto ogni infrastruttura indispensabile fino a renderla inabitabile. Da ormai 17 mesi assistiamo ad un genocidio in diretta, e ad una serie di crimini e violazioni che continuano a rimanere impunite. Un sistema sanitario che è stato deliberatamente distrutto, insieme a tutte le infrastrutture, le cisterne, gli impianti di desalinizzazione, i mulini, le panetterie, tutte le università, le scuole, gli ambulatori, le ambulanze, il patrimonio culturale…un attacco che prende deliberatamente di mira i civili, utilizzando non solo le bombe e l’artiglieria, ma la fame, la sete, la promiscuità, l’assenza di cure e di carburante come armi di guerra.

Anche nelle ultime 6 settimane, la “tregua” non ha fatto registrare alcun miglioramento sensibile, né verso un cessate il fuoco permanente né per quel che riguarda il soccorso alla popolazione civile, nella Striscia di Gaza come in Cisgiordania, dove la violenza dell’esercito e dei coloni israeliani sta costringendo decine di migliaia di Palestinesi ad abbandonare le proprie case.

Continuiamo ad assistere, parallelamente alla ferocia di Israele, al regime di impunità che da decenni gli è garantita soprattutto dall’occidente, un “assegno in bianco” come ci hanno ricordato vari interlocutori palestinesi incontrati in Egitto. Il silenzio assordante sulla ennesima interruzione della fornitura di aiuti umanitari nella Striscia, annunciata il 2 marzo scorso e fortemente rivendicata dai leader israeliani come punizione collettiva verso la popolazione di Gaza e, di fatto, come arma di guerra, è l’ennesima dimostrazione della mancanza di volontà da parte della comunità internazionale di rispettare e far rispettare le regole più basilari di diritto cogente.

Nonostante le misure molto chiare prese dai principali organi di giustizia internazionale, in primis la Corte Internazionale di Giustizia e la Corte Penale Internazionale, il governo italiano continua sistematicamente ad ignorare i propri obblighi.

Ancora oggi, ad un anno dal nostro viaggio in Egitto e a 17 mesi dall’inizio del genocidio israeliano a Gaza, sentiamo il dovere di ricordare che, in attuazione dei propri obblighi internazionali, il nostro governo è tenuto a:

  1. riconoscere la natura illegale della occupazione israeliana del territorio palestinese occupato, come stabilito dalla Corte Internazionale di Giustizia il 19 luglio 2024
  2. interrompere qualunque fornitura di armi, componenti d’arma, tecnologie e servizi militari allo Stato di Israele
  3. attivarsi in sede europea perché venga sospeso l’accordo di associazione con Israele, che dovrebbe essere basato sul rispetto dei diritti umani e dei valori democratici
  4. fare pressione sullo Stato di Israele attraverso qualsiasi canale per far si che cessino tutte le violazioni e i crimini commessi sul territorio palestinese occupato
  5. Rispettare i propri obblighi di collaborazione con i meccanismi di giustizia internazionale che stanno conducendo indagini sulle violazioni commesse da Israele e dai suoi rappresentanti istituzionali, ivi inclusa la Corte Penale internazionale
  6. Attivarsi affinché l’Unione Europea svolga finalmente un ruolo chiave per il raggiungimento di un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est
  7. Sostenere tutte le realtà della società civile italiana, palestinese e israeliana attive nella promozione e nella tutela dei diritti umani