Quest’anno cade il 50esimo anniversario della rivolta di Stonewall a New York, data che segna l’inizio simbolico del movimento di liberazione LGBTQ. Quando la comunità gay newyorkese il 28 giugno del 1969 uscì fuori dal bar Stonewall Inn, nel Greenwich Village, la richiesta di diritti civili era ancora lontana, ma da lì qualcosa di importante e grande è iniziato. Quello che chiedevano era libertà, la libertà di poter vivere la propria diversità senza dover temere di essere perseguitati e picchiati, senza perdere il lavoro, la famiglia ed essere costretti a vivere nell’ombra. Oggi quella data diventa celebrazione e ispirazione per la strada ancora da compiere. Una data che ora è onorata con un mese intero dedicato al Pride. Attivisti e membri della comunità LGBTQ internazionale scendono in piazza, come ogni anno e sempre in più città, per ricordare una lunga storia e rivendicare i diritti per una società più equa per tutti. Ma è una battaglia che riguarda tutti, una società più aperta e avanzata con diritti civili riconosciuti rappresenta un valore universale.
Per usare parole che sanno di antico, i Pride rappresentano un vero e proprio manifesto politico di una comunità – sempre più ampia – che rifiuta ogni forma di discriminazione che tocca persone considerate ‘diverse’ e per questo emarginate.
Le battaglie di rivendicazione delle ‘minoranze’ hanno insegnato sempre molto alla società: le battaglie per i principi giusti vanno combattute fino alla fine, senza esitazione. Se consideriamo il periodo storico in cui stiamo vivendo noi, e anche molti altri Paesi, dove il vento di retroguardia soffia forte e le sfide per i diritti si fanno sicuramente più dure. Ma la società non si ferma, la politica spesso è arrivata tardi su questi temi e anche se un Ministro – esempio infelice ma esemplificativo del momento – afferma che le famiglie arcobaleno non esistono, evidenzia solo la sua di cecità, non certo la realtà di tantissime famiglie che esistono eccome. La lotta del movimento LGBTQ si sta evolvendo, come è giusto che sia.
C’è ancora bisogno di essere ai Pride, e non solo per le persone LGBTQ, c’è bisogno di essere ai Pride come persone impegnate per una società migliore. E il fatto che quest’anno si siano aggiunte per la prima volta città piccole, organizzando il proprio Pride, è un segno bellissimo di vitalità e mobilitazione sociale. Noi ci saremo ovunque, perché sappiamo il valore delle battaglie giuste e il piacere di viverle in ottima compagnia.
DOPO MODENA, ALESSANDRIA, PADOVA, PERUGIA E SALERNO, SABATO 8 GIUGNO sarà la volta di Roma, Trieste, Ancona, Messina, Pavia, fino a continuare per tutto il mese di giugno con oltre quaranta iniziative che celebreranno il #PrideMonth, il mese dell’orgoglio nato per ricordare quel giorno in cui si decise di lottare contro il pregiudizio, senza più ricorrere al silenzio. Orgoglio di essere quel che si è: persone, prima di tutto. Persone che amano persone, di ogni genere e orientamento sessuale. È il mese del #LoveIsLove, dell’amore dirompente che travalica tutte le barriere. Perché l’amore è un sentimento libero, senza forma e senza colore, anzi di tutti i colori. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo si scende in piazza, da Madrid e Barcellona dove si celebrano i pride più grandi d’Europa, che durano diversi giorni e uniscono milioni di persone, fino a San Paolo del Brasile, il più grande al mondo, che si è tenuto il 3 giugno scorso. E sono ancora numerose le iniziative che andranno avanti fino a settembre, a cui parteciperanno tanti nostri soci, circoli e comitati Arci, in difesa dei diritti delle persone LGBTQ.