1848 / 1921
Dalle prime società di mutuo soccorso al fascismo
Nella seconda metà dell’800, con l’avvento dell’industrializzazione e la formazione dello stato unitario, si sviluppano le prime Società di mutuo soccorso e le Società operaie di mutuo soccorso, che si occupano di assistenza e mutualità, diventando punto di riferimento per la nascente classe operaia. Da questo humus nascerà a Milano, per iniziativa delle S.O.M.S., la prima Camera del Lavoro.
Influenzate da ideali mazziniani, anarchici e socialisti, le S.M.S. perdono rapidamente la apoliticità delle origini. Alcune continuano a occuparsi esclusivamente di assistenza e mutuo soccorso, mentre altre si impegnano attivamente per i diritti dei lavoratori.
Le S.M.S. diventano luoghi di ritrovo, di cultura, di istruzione – grazie alle campagne di alfabetizzazione degli operai – di formazione politica. Nei primi vent’anni del ‘900 questo movimento associativo cresce e si diversifica, con la costituzione di circoli ricreativi, culturali e sportivi. Nascono, in particolare in Toscana, le prime Case del Popolo, luoghi non solo di organizzazione politica, ma anche di ricreazione nelle ore libere dal lavoro.
Negli anni della Grande Guerra, i circoli culturali, le Case del Popolo e le S.M.S. organizzano aiuti per i cittadini, i soldati e le loro famiglie.
1922 / 1944
Il periodo fascista
Con l’avvento del fascismo le libere organizzazioni dei lavoratori vengono represse, le sedi requisite e trasformate in ‘Case del fascio’. Nel 1924 le S.M.S. e le altre associazioni vengono sciolte per decreto. Ogni resistenza a queste decisioni viene stroncata con le Leggi Speciali del ’26 e la costituzione dell’Opera Nazionale Dopolavoro, in cui avrebbe dovuto confluire ogni soggetto associativo.
1945 / 1956
Dalla liberazione dal nazifascismo alla nascita dell’Arci
Con la Liberazione, i cittadini possono tornare ad aut organizzarsi in associazioni con varie finalità. Vengono valorizzate le esperienze precedenti. Si procede, grazie al lavoro volontario e alle sottoscrizioni, alla ristrutturazione degli immobili sequestrati o danneggiati.
Si sottovaluta però il problema della regolarizzazione della proprietà e questo consentirà al Governo di reclamarne la restituzione o il pagamento di affitti esorbitanti. Solo pochi circoli riescono a conservare la sede.
Intanto l’Opera Nazionale Dopolavoro viene trasformata in Ente Nazionale Assistenza Lavoratori (ENAL) e la direzione affidata a un commissario di nomina governativa mentre il CONI passa dalla direzione del Partito fascista a quella del Consiglio dei ministri.
Con la rottura dell’unità antifascista e le elezioni del 18 aprile del ’48, molte organizzazioni fino ad allora gestite unitariamente si dividono. Prima i cattolici, poi i repubblicani costituiscono proprie organizzazioni del tempo libero: nascono le ACLI, l’ENDAS, la GIAC, alle quali vengono riconosciuti tutti i benefici di legge e concessa l’utilizzazione di strutture appartenenti all’ENAL e al Commissariato della gioventù. Nel 1955 il Ministro Scelba firma il nuovo statuto dell’ENAL, che non accoglie nessuna istanza di democratizzazione.
Matura così l’idea di dar vita a un’organizzazione nazionale di tutti i circoli, Case del Popolo, S.M.S. che si riconoscono nei valori democratici e antifascisti. In alcune province si formano alleanze tra i circoli e nel 1956 si costituiscono in ‘Alleanza per la ricreazione popolare’. Un comitato nazionale – promosso in particolare dai circoli di Bologna, Firenze, Novara, Pisa e Torino – indìce nel capoluogo toscano il convegno “Per una convenzione nazionale della ricreazione“. Il ‘Comitato d’iniziativa’ presenta un documento che indica la necessità di un’organizzazione nazionale unitaria e democratica per la ricreazione dei lavoratori. La convenzione nazionale approva lo Statuto della costituenda Associazione Ricreativa Culturale Italiana (Arci) ed elegge un Consiglio direttivo di 35 membri che rimarrà in carica fino alla convocazione del congresso nazionale. La ‘Convenzione’ è, nei fatti, il primo congresso nazionale dell’ARCI.
1957 / 1960
La nascita dell’Arci e l’attività di difesa del movimento circolistico
La decisione di costituire un’organizzazione unitaria in campo culturale e ricreativo è legata anche all’attenzione che si comincia a prestare all’impiego del tempo libero, che assume dignità. Negli anni ’50, l’attività delle Case del Popolo era stata per lo più caratterizzata dall’impegno partitico-sindacale e da iniziative promosse da ‘comitati per divertimenti’. Il tentativo di arricchire la capacità di iniziativa culturale dell’Arci inizia con la preparazione, insieme alla Società Umanitaria di Milano, di un convegno sul tempo libero, a cui partecipano – ed è la prima occasione di interlocuzione – anche le Acli.
1961 / 1967
Da movimento di difesa a organizzazione culturale
Inizia il periodo del cosiddetto ‘miracolo economico’. In Italia si determinano grossi cambiamenti legati allo sviluppo produttivo e del terziario, all’aumento dei consumi, alle trasformazioni tecnologiche, alle conquiste nel mondo del lavoro come la riduzione d’orario a 40 ore. I Circoli e le Case del Popolo intercettano questi mutamenti.
L’Arci si apre ai giovani: nascono le commissioni giovanili e i primi circoli giovanili autonomi. Si aprono nuove sedi e comincia un efficace lavoro culturale. Si avvia un percorso di elaborazione e iniziative per contribuire al superamento della separazione fra ‘la cultura dei semplici’ e ‘la cultura degli intellettuali’. Viene promossa la riflessione sulla definizione di ‘tempo libero’ come ‘tempo liberato dal lavoro’, confrontandosi con gli approfondimenti teorici dell’epoca.
Nel 1961 viene costituita ARTA (Associazione Radio-Tele Abbonati) per una riforma della Rai (allora sotto diretto controllo del governo).
L’Associazione crea centri d’ascolto e istituisce un premio per le migliori produzioni televisive. La prima rilevazione sui tempi di occupazione del telegiornale da parte dei partiti di governo e lo studio semiologico dei messaggi effettuato da Umberto Eco viene realizzato dal SAP, gruppo di ascolto ARCI di Bologna.
Nel 1966, il IV Congresso stabilisce che l’Arci può promuovere associazioni in specifici settori culturali. Nel 1967 viene costituita l’Ucca, comincia il lavoro di costruzione di Arci Sport che porterà alla nascita di Arci Caccia e di Arci Pesca. Nello stesso anno giunge il riconoscimento ministeriale. Intanto si discute dell’organizzazione di una struttura di servizio per gruppi teatrali di base.
1968 / 1971
I circuiti alternativi e l’espansione dell’associazione
L’Arci affronta il biennio ´68 -´69 forte di una elaborazione che la rende sensibile alle tematiche che sia il movimento giovanile che quello operaio, portano avanti. Per certi versi anticipa la critica alla ‘cultura elitaria borghese’ cui contrappone la crescita culturale di massa. Il giudizio dell’Arci verso il mercato e l’industria culturale di quegli anni è fortemente critico. Nasce in questo clima e da rapporti come quello con Dario Fo, l’esperienza del circuito teatrale alternativo e la stagione dei cineforum. Soprattutto in alcune zone, per contribuire a rendere effettivo il diritto allo studio, si sviluppano interessanti esperienze di doposcuola e altre attività specifiche per ragazzi.
1972 / 1978
I movimenti studenteschi e dei lavoratori. La programmazione culturale sul territorio
Nel 1971 aderiscono all’Arci 3300 circoli e Case del Popolo. I soci sono quasi 600.000. L’associazione è impegnata in grandi campagne di impegno civile e di solidarietà, come quelle contro il golpe in Cile o per sostenere la battaglia referendaria a favore della legge sul divorzio. Nel frattempo, viene abolita l’Enal mentre si consolida il rapporto con Acli ed Endas. Insieme daranno vita a esperienze significative. Nel 1973 Arci e Uisp si unificano. Prosegue l’impegno per la democratizzazione della cultura, proponendo, tra l’altro, che gli enti locali si impegnino nella programmazione culturale sul territorio. Nel 1972 nasce il circuito democratico del cinema con la cooperativa Nuova Comunicazione.
1979 / 1983
Il ruolo dell’associazionismo nella seconda fase della storia repubblicana
Nella prima metà degli anni ´80 l’Arci promuove nuovi soggetti associativi, alcuni dei quali, oggi autonomi, esistono ancora. Altre esperienze riconfluiranno invece dentro l’associazione. Nascono Legambiente, la LEID (Lega emittenza democratica), Arci Kids, Arci gay, Arci donna, Arci ragazzi, Arci gola, Arci media.
L’attività è molto intensa: dall’organizzazione dei concerti di Patti Smith e Lou Reed alla mobilitazione a favore delle popolazioni colpite dal terremoto in Irpinia, dall’impegno pacifista alla prima Biennale dei giovani artisti di Barcellona.
1984 / 1995
La fine dell’esperienza confederale, il ritorno alla centralità dei circoli e il progetto della nuova Arci
Nell´86 l’associazione cambia ancora modello organizzativo, trasformandosi in confederazione di associazioni autonome. Nel 1987 nasce Arci Nova, che raccoglie l’eredità della vecchia Arci nel rapporto con i circoli e nell’impegno sul terreno culturale.
All’inizio degli anni ´90, con le grandi modificazioni dello scenario nazionale e internazionale, il contesto politico muta profondamente.
Si allarga nel periodo di tangentopoli la distanza fra cittadini, politica ed istituzioni. Questo vuoto di rappresentanza e di relazioni è spesso colmato proprio dal ruolo svolto da associazioni e movimenti.
La Confederazione Arci e Arcinova reagiscono alle sfide poste dai grandi cambiamenti in atto con una comune volontà di rinnovamento che parte anzitutto dal recupero dei valori originari: la solidarietà, la mutualità, la promozione e la sperimentazione culturale, la partecipazione attiva dei cittadini alla vita democratica.
Un processo che si fonda sul pieno recupero delle funzioni storiche di circoli e case del popolo, strutture portanti del sistema Arci. Si sperimentano nuovi settori di attività nel campo dell’impegno sociale, della cooperazione e delle relazioni internazionali, delle iniziative di lotta all’esclusione sociale e al razzismo. Nel 1994 inizia il percorso che porta alla costituzione di ‘Arci Nuova Associazione’, soggetto in cui confluiscono Arcinova e molte delle esperienze nate nell’ambito della Confederazione. Altre realtà legate all’Arci come la Uisp, Legambiente, Arci Gay, Arci Ragazzi e Movimento Consumatori stringono con la nuova associazione un patto federativo.
1996 / 2004
La stagione dei movimenti, la Pace i Diritti. il nuovo protagonismo politico dell’Arci
Nel 1994 diventa presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e si consolida un nuovo asse di centro-destra che imprime una svolta iperliberista in campo economico. È l’inizio del ‘berlusconismo’, con l’affermarsi di un modello di società fondato sull’ individualismo, l’abbassamento dei diritti e delle tutele sociali. Sono tendenze che segneranno a fondo la nostra società, nonostante la parentesi, dal ’96, dei cinque anni di governo Prodi.
Sono anche gli anni della guerra della NATO contro la Serbia. L’Arci si schiera decisamente contro la scelta del governo di centro sinistra di partecipare alla missione e promuove iniziative di solidarietà nei paesi dell’ex-Jugoslavia.
Nel dicembre 1996 si svolge a Firenze l’Assemblea nazionale dei circoli ARCI.
Nel 1997, all’XI congresso nazionale, viene eletto presidente Tom Benetollo, che contribuirà al rilancio progettuale e politico dell’associazione.
Nella seconda metà degli anni ’90, l’Arci è fra i fondatori del Forum Nazionale del Terzo Settore, di Banca Popolare Etica, di Libera e di TransFair.
Dopo Seattle (settembre 1999), il movimento di critica alla globalizzazione neoliberista si espande in tutto il mondo. L’Arci sceglie di esserne parte attiva, e partecipa al primo Forum Sociale Mondiale.
Nel luglio del 2001 è tra i promotori delle iniziative organizzate a Genova in occasione del G8.
L’11 settembre dello stesso anno c’è l’attentato alle Torri Gemelle di New York e gli Usa attaccano l’Afghanistan in nome della guerra globale al terrorismo. Il 14 ottobre si svolge una delle più grandi marce della Pace Perugia-Assisi con una foltissima partecipazione dell’Arci.
Il 23 marzo 2002 partecipa all’enorme manifestazione della CGIL contro l’attacco del governo all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
L’Arci svolge un ruolo determinante nella preparazione del primo Forum Sociale Europeo, che si tiene a Firenze nel novembre 2002 e che registra un successo straordinario di partecipazione e di consensi.
Pochi mesi dopo, il 15 febbraio del 2003, contro la minaccia di una nuova guerra Usa all’Iraq, 110 milioni di persone si mobilitano in tutto il mondo, compresa l’Italia, con una imponente manifestazione indetta da Fermiamo la guerra.
In questi anni l’Arci si caratterizza come un enorme laboratorio sociale, politico e culturale. Migliaia di eventi coinvolgono le sue strutture territoriali e mostrano un’associazione vitale, che si misura con i grandi temi della pace, della giustizia, dei diritti, dell’equità sociale, di un diverso modello di sviluppo
Nel 2004 muore improvvisamente Tom Benetollo. È un colpo durissimo per l’associazione, che però reagisce con maturità e grande unità, riprendendo il cammino e il progetto politico da lui tracciato.
2004-2013
L’associazionismo motore di ricostruzione sociale e culturale negli anni della crisi globale
Nell’ottobre del 2004 si tiene a Roma il congresso straordinario che elegge presidente Paolo Beni. Nei mesi seguenti l’associazione dedica grande impegno alla costruzione di coordinamenti nazionali per aree tematiche di lavoro, per potenziare il coinvolgimento delle strutture territoriali nell’elaborazione politica e programmatica. Fra il 2004 e il 2005 si tengono importanti approfondimenti seminariali sui temi delle attività internazionali, della cultura, del welfare, degli strumenti organizzativi.
Cresce l’impegno dell’Arci nei settori dell’altraeconomia, della finanza etica, dell’ambiente, della lotta alle mafie, insieme all’intensificarsi del lavoro sul terreno della cittadinanza, dell’equità sociale, dei diritti dei migranti, della lotta al precariato, della difesa della scuola pubblica.
Nel febbraio del 2006 a Cervia si tiene il congresso nazionale, dopo una campagna congressuale molto partecipata. In un clima fortemente unitario, il congresso conferma la presidenza di Paolo Beni. Col congresso di Cervia l’associazione decide di tornare a chiamarsi semplicemente Arci, come nel 1957: il miglior segnale di vitalità per un’associazione antica e capace di grande modernità, che a cinquant’anni dalla sua fondazione continua a rivestire un ruolo fondamentale nella società italiana. Nel 2007, con un’ampia partecipazione di soci e personalità istituzionali, si tengono a Firenze le celebrazioni per il cinquantenario dalla fondazione dell’Arci. È l’anno in cui si tiene la prima edizione di “Strati della Cultura”, appuntamento nazionale di confronto sulle politiche culturali nel nostro Paese.
Nel 2008 si tiene a Pesaro un importante seminario interno di riflessione sui temi delle modificazioni sociali e culturali in atto nel paese e dell’innovazione delle politiche di insediamento e di sviluppo dell’associazione nei territori. Il successivo congresso nazionale, che conferma Paolo Beni alla presidenza, si svolge a Chianciano nella primavera del 2010.
La crisi economica e finanziaria globale iniziata nel 2008 sta producendo anche in Italia effetti pesanti. Crescono il disagio sociale, la disoccupazione, la condizione di insicurezza e precarietà di fette sempre più ampie della popolazione. Al tempo stesso le scelte del governo Berlusconi stanno trascinando la società italiana in una profonda regressione culturale e morale, è sempre più evidente la crisi dell’etica pubblica e della democrazia.
Il 2009 è l’anno del terremoto in Abruzzo. L’Arci e tutta la sua rete si mobilitano per sostenere le popolazioni colpite, inviando fondi, materiali, volontari. Un grande movimento solidale si attiverà per diversi anni.
Dopo le dimissioni del governo Berlusconi, si insedia il 18 novembre del 2011 il ‘Governo tecnico’ guidato da Mario Monti. Apprezzato dall’Ue, il nuovo governo si attiene rigidamente ai diktat europei, inasprendo le politiche di austerity imposte dalla Troika e gradite ai mercati internazionali. Questo comporta una politica di tagli che rende la crisi sociale sempre più aspra e precipita il paese nella recessione. Con la conferenza organizzativa tenuta a Tivoli nel novembre del 2012, l’Arci rilancia con forza il suo progetto associativo proponendosi come motore, nei suoi circoli e nelle comunità locali, di un capillare lavoro di animazione sociale e di ricostruzione culturale, necessario al Paese per uscire dalla crisi.
Nel febbraio 2013 si tengono le elezioni politiche, che fanno registrare una vittoria di stretta misura della coalizione di centro-sinistra sul centro-destra, e una affermazione del Movimento 5 Stelle, guidato da Beppe Grillo.
A giugno del 2013 l’Arci organizza a Viterbo il suo Forum Nazionale “Energie Popolari” , occasione di incontro, scambio di esperienze e dibattito con i circoli di tutta Italia, per capire come l’associazione possa svolgere un ruolo più efficace in un periodo segnato dalla più grave crisi economica, sociale e culturale del dopoguerra. Tre i temi al centro del dibattito: democrazia, politica e partecipazione, crisi economica e risposta sociale, cittadinanza e diritti.
ll 3 ottobre 2013, in un naufragio al largo delle coste di Lampedusa, perdono la vita 368 persone: uomini, donne e bambini. A loro vanno aggiunti almeno 20 dispersi. I sopravvissuti furono 155, tra questi molti bambini e ragazzi per la grande maggioranza da soli.
Come reazione a questa e a tante altre morti in mare che seguiranno, nasce “Sabir” Festival diffuso delle Culture del Mediterraneo, la cui prima edizione si svolgerà nel 2014 proprio a Lampedusa. Questo appuntamento segnerà ancora di più l’attivismo dell’Arci per la difesa dei diritti di migranti e rifugiati, mettendosi in rete con altre organizzazioni e tante reti euro-mediterranee.
2014-2021
L’Arci e le battaglie per la democrazia, l’uguaglianza, l’antifascismo. Ma arriva la pandemia da Covid19 e l’Italia si ferma
Le politiche del rigore lasciano sul campo effetti devastanti. Le disuguaglianze raggiungono livelli altissimi, la ripresa economica è troppo debole e non produce dinamiche di redistribuzione. La minaccia del terrorismo si espande e arriva a colpire numerose città d’Europa. Guerre e conflitti continuano a incendiare il mondo – la Siria ne è l’emblema – ed esplodono i flussi migratori, in particolare da Medio Oriente e Africa verso l’Europa.
La fase della difficile uscita dalla crisi è complicata. Crescono ovunque movimenti nazionalisti e sovranisti, xenofobi. La Gran Bretagna vota per uscire dall’UE e nel vecchio continente, a partire da est, si fa forte la voce dell’Europa dei muri. Donald Trump, grazie anche al consenso tra i ceti che più hanno pagato la crisi, succede a Barack Obama come presidente degli Stati Uniti.
In Italia, l’Arci lavora per contrastare questa pericolosa offensiva culturale regressiva. Al suo interno avvia un percorso di riorganizzazione teso ad adeguare l’associazione al tempo nuovo e tenere insieme le multiformi articolazioni in cui si è sviluppata in questi anni. Contemporaneamente consolida rapporti e relazioni con organizzazioni come Anpi e Cgil.
Il 25 febbraio 2014 si insedia il governo del quale è Presidente del Consiglio Matteo Renzi ed è l’anno in cui inizia il lungo e tortuoso iter per la riforma di tutto il Terzo Settore, con l’Arci impegnata a sostenere il ruolo dell’associazionismo popolare con Parlamento e Governo.
Nello stesso anno si svolge a Bologna il XVI Congresso nazionale dell’Arci dal 14 al 16 marzo che non trova un accordo sul nuovo assetto. L’assemblea congressuale viene riconvocata il 14 giugno per l’elezione del Consiglio Nazionale che, riunitosi nella stessa giornata, elegge la prima donna Presidente nazionale della storia dell’Arci, Francesca Chiavacci.
Vengono eletti, inoltre, Luciana Castellina come Presidente onoraria e Filippo Miraglia come vicepresidente vicario.
L’anno successivo, l’Arci è impegnata nel sostegno e solidarietà alla popolazione e al mutualismo in Grecia colpita da un crisi economica e sociale devastante dovuta alle scelte di Banca Mondiale, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale. L’Arci aderisce a numerose campagne: a sostegno delle Unioni Civili, contro il bavaglio che si vuol mettere alla televisione pubblica con la riforma della sua governance, per la pace in Siria e di solidarietà con il popolo francese sconvolto dall’attentato al Bataclan nel novembre del 2015.
Giulio Regeni, dottorando italiano dell’Università di Cambridge, viene rapito al Cairo il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, e ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani. Il corpo presenta evidenti segni di tortura. L’Arci e tutte le organizzazioni sociali italiane si mobilitano per chiedere giustizia, che non arriverà mai.
Dall’aprile dello stesso anno, l’Arci è tra i protagonisti della campagna per il No al Referendum che vorrebbe modificare la Costituzione in modo peggiorativo. Con l’ANPI e altre organizzazioni sociali e sindacali, e con il supporto di autorevoli costituzionalisti, raccoglie le firme necessarie e invita i cittadini a votare NO. Il 4 dicembre viene rigettata la riforma costituzionale proposta dal Governo Renzi che si dimette ad inizio dicembre dello stesso anno.
A settembre uno dei peggiori terremoti degli ultimi decenni coinvolge il Centro-Italia. Anche in questo caso la risposta solidale dell’associazione non si fa attendere. I circoli e i loro volontari si mobilitano per alleviare le sofferenze della popolazione e per rispondere, prima possibile, ai bisogni primari dei terremotati.
In continuità con la sua vocazione di difesa dei diritti civili, a marzo del 2017 l’Arci organizza l’incontro “Biotestamento. Una scelta di civiltà non più rinviabile”, chiedendo al parlamento di legiferare con coraggio e rigore e di colmare un vuoto enorme.
Nell’aprile dello stesso anno, in occasione dei 60 anni della fondazione dell’associazione, l’Arci chiama a raccolta i leader dei partiti della sinistra per discutere del futuro del nostro Paese e del suo sistema democratico con l’incontro “La democrazia sconfigge la crisi: L’Arci, la Sinistra, la Democrazia”. Il 26 maggio, giorno del suo compleanno, l’Arci viene ricevuta alla Camera dei Deputati dalla Presidente Laura Boldrini.
Al tempo stesso la sua iniziativa consente di riequilibrare, a tutela dell’associazionismo di promozione sociale, la legge di riforma del Terzo Settore, che viene approvata nel 2017 , eccessivamente spostata nelle sue prime stesure sulla valorizzazione dell’impresa sociale e sulle economie no-profit.
L’associazione in questi anni rafforza il suo impegno sul fronte dell’accoglienza e dell’antirazzismo: è al centro dell’iniziativa politica sostenendo la proposta di legge di “riforma della cittadinanza” e organizza il 21 ottobre, insieme ai movimenti antirazzisti, una grande manifestazione nazionale contro il razzismo a Roma. Rilancia in Italia la campagna Welcome refugees ed è promotrice della proposta di legge di iniziativa popolare che fa parte della campagna Ero straniero.
L’anno di mobilitazioni si chiude con la manifestazione nazionale del 25 novembre contro la violenza sulle donne, diventata ormai un’emergenza sociale.
Il 2018 è l’anno delle elezioni politiche in cui si afferma definitivamente il Movimento 5 Stelle: un terremoto nel panorama politico italiano. Si forma un governo appoggiato da Movimento 5 Stelle e Lega Nord con premier Giuseppe Conte che resta in carica fino agli inizi del 2020.
Dall’inizio dell’anno l’Arci si impegna a raccogliere firme per l’appello “Mai più fascismi”, promosso assieme all’Anpi e a tante altre organizzazioni sociali. Il 3 febbraio avviene a Macerata un episodio di violenza terroristica di matrice fascista drammatico e inquietante. Subito dopo viene indetta una manifestazione nazionale nella città delle Marche e poi, il 24 febbraio, un’altra manifestazione nazionale a Roma convocata dal cartello “Mai Più fascismi”.
A giugno del 2018 si svolge a Pescara il XVII Congresso nazionale dell’Arci dal titolo “Liberarsi dalle PAure”: Francesca Chiavacci viene confermata alla Presidenza nazionale.
In estate il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, emana una circolare sulla protezione umanitaria che criminalizza le ong che salvano vite in mare. Ad agosto viene vietato a 190 migranti salvati dalla nave della Guardia costiera Diciotti di scendere a terra. Il primo respingimento in mare, grazie al governo giallo-verde. L’Arci presenta un ricorso in via cautelare al Tribunale Civile di Catania ed al TAR Catania, a tutela dei diritti dei migranti, prevalentemente eritrei, privati senza titolo della libertà personale, contro i provvedimenti del governo per il loro trattenimento illegittimo. In ottobre lancia un appello in solidarietà con il sindaco Mimmo Lucano e alla comunità di Riace, un piccolissimo paese quasi spopolato della profonda Calabria, diventato un simbolo nel mondo.
Per reagire al clima di odio e paura scatenato da Salvini e dal governo in carica, l’Arci lancia la campagna di tesseramento 2018-2019 con il titolo “Più cultura, meno paura” per un Paese che può riscattarsi attraverso la socialità, la solidarietà e la cultura e dove l’Arci e i suoi circoli si candidano ad essere antidoto ai muri, alle solitudini, alle paure.
Il 2019 è un altro anno di iniziativa a sostegno dei salvataggi in mare. A giugno, la nave Sea Watch 3 salva 47 migranti in mare, ma il Governo non li fa sbarcare e la comandante della nave, Carola Rackete, forza il blocco e attracca a Lampedusa. Viene inquisita e in seguito assolta. La società civile si mobilita con forza con la campagna #FateliSbarcare, rivolgendosi al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Ma è anche un anno difficile per la riforma del Terzo Settore che sembra non voler riconoscere il valore delle esperienze dell’associazionismo di promozione sociale come l’Arci.
Il 10 febbraio del 2020 lo studente Patrick George Zaki viene arrestato in Egitto senza motivi al suo arrivo all’aeroporto del Cairo, trattenuto per ore senza che se ne sapesse niente, interrogato, torturato e infine incriminato. Un altro oscuro episodio come quello di Giulio Regeni. L’Arci si mobilita nuovamente.
Il 24 febbraio, 2120 circoli sospendono le attività a causa della pandemia da Covid19. È l’inizio di uno dei periodi più difficili per il nostro Paese e per il mondo intero.
Il 9 marzo il premier Giuseppe Conte annuncia il lockdown. Tutte le attività lavorative e sociali sono vietate. La situazione sanitaria è drammatica: il Paese si ferma. L’Arci si mobilita per sostenere il servizio sanitario nazionale e per dare aiuto agli anziani e alle persone fragili che non possono uscire di casa neppure per fare la spesa. È la tradizione mutualistica dell’Arci che si rinnova e rafforza. Tantissime anche le iniziative online per far sentire meno sole le persone: viene lanciata la campagna digitale “Resistenza Virale”.
Ma i circoli Arci sono gli ultimi a poter riaprire. Si rende necessaria una forte mobilitazione dell’associazione per convincere il Governo a dar loro la possibilità di organizzare le loro attività e di sostenere i circoli in difficoltà. L’Arci si mobilita anche a sostegno di tutto il mondo della Cultura, dai lavoratori agli organizzatori e agli enti culturali.
Le iniziative nazionali come il Festival Sabir e Strati della Cultura si svolgono online, con una buona partecipazione “digitale”.
A settembre dello stesso anno cade il governo Conte I e nasce il governo Conte II con l’appoggio del Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, Liberi e Uguali e Italia Viva. Dura in carica fino al 13 febbraio 2021.
Ad ottobre l’Arci lancia la campagna “Sii ciò che sei”, che mira a diffondere il messaggio per l’inclusività di genere. Un tema cruciale in un’Italia che è tra gli ultimi Paesi dell’Ue nella difesa dei diritti LGBTQ+ e che ha visto l’Arci sollecitare più volte il Parlamento ad approvare al più presto la proposta di legge contro l’omobitransfobia e la misoginia che porta il nome del parlamentare Zan.
A fine ottobre il Governo non consente ancora ai circoli di riaprire fino al successivo 24 novembre e in tantissimi rischiano di chiudere definitivamente. Per sensibilizzare Parlamento e Governo il 30 ottobre vengono organizzati presidi in tutta Italia sotto lo slogan “CURIAMO LA SOCIALITÀ”. La situazione non migliora e il 5 dicembre, in occasione della discussione parlamentare della Legge di Bilancio 2021, Acli e Arci lanciano un drammatico appello per chiedere di riaprire gli spazi di socialità, con tutti gli accorgimenti previsti per arginare la diffusione del virus, e prevedere un fondo di sostegno per il mondo delle associazioni di promozione sociale ormai allo stremo.
Il 27 dicembre 2020, il cosiddetto “Vaccine day”, è la data che ha segnato il via ufficiale alla campagna di vaccinazione contro il COVID-19 in tutta Europa. In Italia, la distribuzione vera e propria del vaccino inizia il 31 dicembre.
Il nuovo anno porta con sé tutti i problemi dell’anno precedente. Si cerca un accordo per far ripartire le attività dei circoli e di aumentare i fondi per i “ristori” a favore del Terzo Settore.
Il 14 gennaio 2021, Italia Viva esce dal Governo aprendo una crisi politica dalle mille incognite. L’Arci denuncia che aprire una crisi di governo, in un momento nel quale l’Italia è alle prese con una pandemia ed una crisi economica e sociale drammatiche, è un salto nel buio irresponsabile, dagli esiti imprevedibili. Preoccupa la leggerezza che l’ha determinata senza pensare alle possibili conseguenze.
Nel contempo, l’associazione si attiva per rendere disponibili le proprie sedi e i volontari distribuiti su tutto il territorio nazionale per supportare la Protezione Civile, le Ats e il Ministero della Salute per la somministrazione di tamponi e vaccini.
Il 13 febbraio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affida a Mario Draghi la formazione di un Governo “di unità nazionale” che coinvolge quasi tutte le forze parlamentari.
A distanza di un anno dalle prime chiusure del 2020, l’Arci, Keepon Live e Assomusica lanciano “Ultimo Concerto?”. Sabato 27 febbraio vengono annunciati 130 concerti online da altrettanti circoli e Live Club italiani con artisti noti e meno noti. Ma gli artisti non suoneranno. Una denuncia sulla scarsissima attenzione del Governo verso la drammatica situazione di operatori e lavoratori della musica dal vivo durante la pandemia.
Il 3 marzo viene data la possibilità ai circoli di riprendere pienamente le proprie attività sociali. Si cerca di tornare ad una parziale normalità.
Il giorno prima nasce un nuovo importante progetto dell’Arci: il “Consorzio Officine Solidali s.c.r.l.”, che opererà nel campo dell’accoglienza, delle politiche di promozione dei diritti delle persone di origine straniera e, più in generale, nel campo dei progetti e delle attività contro le diseguaglianze.
A maggio si riaprono cinema, teatri e sale da concerto, ma non gli spazi culturali e ricreativi dei circoli che potranno riaprire solo a fine luglio. Una discriminazione inconcepibile che rischia di affossare definitivamente migliaia di realtà associative in tutta Italia, colpite da una crisi senza precedenti legata alla pandemia.
Negli stessi mesi, all’interno dell’Arci si apre un dibattito su priorità e strategie associative anche a seguito della fase pandemica, che porterà, durante il Consiglio nazionale del 30 maggio, alle dimissioni di Francesca Chiavacci, Presidente in carica. Dopo un percorso di confronto interno, il Consiglio Nazionale del 19 giugno nomina Daniele Lorenzi Presidente Nazionale.
Il 18 settembre l’Arci partecipa attivamente alla manifestazione nazionale indetta dai lavoratori della GKN a Firenze. Per mesi i circoli di Firenze, Prato e altri comuni toscani hanno sostenuto con attività di ogni tipo la lotta del consiglio di fabbrica contro la chiusura e la delocalizzazione della produzione.
A settembre si tiene a Lecce, finalmente di nuovo in presenza, il Festival Sabir promosso dall’Arci con Caritas, Acli, CGIL, Carta di Roma e ASGI, con la partecipazione di centinaia di attivisti e decine di reti euro-mediterranee che si battono per i diritti dei migranti. Ma il 30 settembre arriva la vergognosa condanna a 13 anni e 2 mesi di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace. L’Arci si schiera con tutto il movimento antirazzista contro la sentenza.
Parte dalla “Giornata della partecipazione” del 7 ottobre una rinnovata alleanza tra la CGIL, il maggior sindacato italiano, e le associazioni. É la prima tappa di un lavoro comune che proseguirà attraverso altre iniziative di discussione anche territoriali, campagne e vertenze comuni.
Due giorni dopo, il 9 ottobre, una manifestazione di no-vax e fascisti attacca e devasta la sede nazionale della CGIL a Roma. La reazione di tutti gli antifascisti è immediata e il sabato seguente si svolge a Piazza San Giovanni una delle più grandi manifestazioni contro il fascismo, per il lavoro e la democrazia degli ultimi anni alla quale l’Arci partecipa in massa da tutta l’Italia.
Anche Strati della Cultura, l’appuntamento nazionale che l’Arci organizza dal 2007 per confrontare le proprie proposte sulla ‘promozione culturale’ con il mondo delle Istituzioni, della politica, della cultura, si svolge di nuovo in presenza dal 2 al 4 dicembre a Parma. Più di cento operatori ed attivisti partecipano agli incontri di questa edizione della ripartenza dal titolo “Arci, più di prima”.
L’anno si chiude con una cattiva notizia per il movimento associativo italiano: nel Decreto fiscale del Governo, si vogliono introdurre radicali modifiche al regime fiscale in materia di IVA per gli enti del Terzo settore, modifiche che graveranno il mondo dell’associazionismo di nuovi oneri, mettendo a rischio la stessa sopravvivenza di una larga parte del mondo del ‘no profit”. Nel momento in cui scriviamo le ultime righe del Bilancio Sociale, non si sono risolte molte delle problematiche legate alla riforma del Terzo Settore, comprese quelle legate alla fiscalità.