Siamo vicini ai manifestanti tornati in piazza in Polonia per protestare contro l’entrata in vigore della contestatissima legge che di fatto vieta l’aborto nel paese. Una mobilitazione che continuerà anche in questi giorni, guidata da Stajk Kobiet (Sciopero delle donne), uno dei principali movimenti polacchi per i diritti delle donne, insieme alle organizzazioni per i diritti LGBT+, giovani, studenti e gran parte della società civile.
Una nuova mobilitazione, dopo le grandi manifestazioni dei mesi scorsi, contro una legge che prevede l’interruzione di gravidanza solo in caso di stupro, incesto, o qualora la gravidanza dovesse mettere a rischio la vita della madre. Ma non negli altri casi, come in quelli di malformazione del feto che nel 2019 sono stati la causa di 1.074 dei 1.100 aborti eseguiti in Polonia.
Una legge medievale, un pericoloso ritorno al passato e una limitazione delle libertà delle donne che rappresenta un attacco ai diritti fondamentali inaccettabile e impensabile in una democrazia.