Rispetto per i soci transgender, come cambiare il tesseramento
È tempo di permettere alle persone di usare i loro veri nomi sulle carte. Anche per quelle persone per cui il loro vecchio nome sui documenti risulta un reminder di quello che erano prima, che non rispecchia la loro vera identità. Questa è in sintesi la proposta dell’odg di Luca Basso e altri che chiede di abbattere la barriera che colpisce nel tesseramento le persone transgender.
Da sempre Arci combatte contro tutte le discriminazioni, per questo va fatto una necessaria verifica normativa per superare la discrasia del nome di chi ha scelto – spesso con percorsi non facili – un’identità diversa da quella di nascita.
Il tema è stato sollevato dal Circolo Mixed di Bari, ma riteniamo si tratti di una sensibilità diffusa e che riguarda più persone.
Il Parlamento europeo dice no alla società civile
Il 15 gennaio il Parlamento Europeo in seduta plenaria ha confermato la scelta della Commissione Europea di non coinvolgere la società civile nella Conferenza sul futuro dell’Europa.
Non è stato approvato l’emendamento votato da Verdi, Gue Socialisti e Democratici e una parte di Renew Europe, fortemente voluto dalle reti di associazionismo formale e informale europeo. E’ una scelta inaccettabile.
La Conferenza sul Futuro dell’Europa, proposta da Macron e inserita nel programma della nuova Commissione guidata da Ursula Von Der Layen, durerà due anni, discuterà delle priorità politiche e della riforma del sistema dell’Unione Europea e le cui conclusioni potranno essere la base della riforma dei Trattati. Quindi è una scelta che ha effetti importanti in una fase di ripensamento dell’UE.
Alla plenaria della Conferenza potranno partecipare dunque Consiglio, Commissione, Parlamento Europeo, Parlamenti Nazionali, Comitato Economico e Sociale Europeo e le parti sociali – sindacati e imprenditori. Non nostri rappresentanti.
La società civile che con molta enfasi viene presentata come essenziale, ma nei fatti viene tenuta fuori.
Nel Consiglio nazionale è stato approvato il documento che prevede, insieme alle reti europee e agli attori sociali di tutta Europa, la contestazione e una campagna di mobilitazione europea.
Non autosufficenti:
‘Diamo uno stipendio ai caregiver’
“Siamo l’unico paese in Europa che non ha una legge che tuteli i diritti di chi si prende cura dei propri cari non autosufficienti. Si tratta di milioni di persone, in maggioranza donne, che lo Stato costringe a un lavoro schiavo, non pagato, non riconosciuto con enormi limitazioni nella libertà e con conseguenze anche economiche e sociali. Il disegno di legge depositato è offensivo e insufficiente: concede tre anni di contributi in tutto e solo al caregivers che non lavora, invece che un anno di contributi a tutti coloro che si dedicano al lavoro di cura”. E’ quanto scrive il documento approvato dal Consiglio nazionale che ha sollevato il problema di chi si fa carico dei lavori di cura all’interno della famiglia, a cui manca completamente una copertura normativa. E purtroppo nella proposta depositata non ci sono neanche alcuni provvedimenti essenziali come: il telelavoro, estensione del congedo retribuito, ad esempio.
“Siamo dalla parte delle caregivers, non le lasceremo sole”, conclude l’odg.