L’ordine del giorno approvato dal consiglio nazionale Arci del 16 dicembre
#metoo non è solo una campagna mediatica, non è solo un hastag, non è solo un’invenzione di donne famose che un giorno hanno deciso di parlare e di denunciare violenze e molestie.
#metoo è il simbolo di troppi silenzi, di troppe paure, di incertezze, di sensi di colpa, di rese, di vergogne.
Per troppo tempo tante, troppe donne, hanno taciuto di essere state vittime di violenze da quegli uomini che utilizzano costantemente l’arma del potere per violare, ricattare sessualmente e ferire a loro piacimento il corpo e la mente di donne come se l’uomo potesse fare alla donna ciò che vuole. La misoginia sta diventando un pericoloso vizio troppo spesso socialmente accettato e noi non ci stiamo. Non ci stiamo a sprecare il tempo ad analizzare ossessivamente quanti giorni, mesi o anni ci sono voluti prima che una serie di donne abbiano denunciato molestie, violenze o ricatti sessuali. E non vogliamo accostarci a chi svilisce il tema della violenza annacquandolo in una classifica di comportamenti più o meno riprovevoli. A noi interessa che queste donne abbiamo trovato la consapevolezza e la forza di parlare, e dopo di loro tante altre. La forza di parlare e denunciare non va in prescrizione, così come il dolore, anzi.
La forza si trova quando si ha la netta percezione di non essere sole e di sentire attorno a sé la forza e la voce di altre donne e uomini, in un crescendo di affioramento di quell’ inconscio collettivo per troppo tempo rimosso o disconosciuto e che oggi invece si sta scavando in profondità. E oggi le donne parlano e denunciano perché finalmente sanno di poterlo fare. Con la parola e la denuncia si squarciano sistemi di potere: nel mondo del lavoro, nella politica, nelle professioni, nella vita quotidiana familiare.
Per questi motivi il Consiglio nazionale dell’Arci vuole esprimere la più totale e incondizionata solidarietà a tutte le donne che hanno avuto la forza di parlare, di denunciare violenze, molestie, vessazioni, ricatti sessuali. Esprimiamo poi vicinanza a tutte quelle donne che nella quotidiana solitudine soffrono con l’auspicio che prendano il coraggio per parlare, perché il tempo non scade. Il tempo per raccontare le storie personali, i dolori e le umiliazioni non ha scadenza.
E noi, come associazione culturale che fa dei diritti e della differenza dei generi un baluardo della libertà personale, ribadiamo la volontà di rafforzare le nostre azioni quotidiane per far sì che siano agenti propulsori di quel cambiamento culturale che vogliamo, che ci aspettiamo, che desideriamo. Perché per il diritto alla libertà non c’è scadenza.