Dichiarazione di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci
Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
La ricorrenza fu istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999, invitando governi, ong e associazioni internazionali a organizzare in quel giorno iniziative di sensibilizzazione in tutto il mondo. La data fu scelta da un gruppo di attiviste latinoamericane e dei Caraibi per ricordare il brutale assassinio delle tre sorelle Mirabal, torturate e massacrate il 25 novembre del 1960 per la loro opposizione alla dittatura di Trujillo nella Repubblica dominicana.
Anche l’Arci ricorderà quella data, partecipando alle manifestazioni che si terranno in Italia e organizzando iniziative in diverse città anche prima e dopo il 25 novembre.
Sono quasi 7 milioni le donne italiane che nel corso della loro vita hanno subito una qualche forma di violenza, fisica o sessuale. Uccise da mariti, fidanzati, spasimanti…ma anche vittime di uomini violenti, spesso per futili motivi. Sono numeri che ci dicono che si tratta di un fenomeno strutturale, troppo spesso condannato solo a parole ma tollerato nei fatti.
Serve un cambiamento culturale radicale, ma manca un piano programmatico efficace, che vada dalla formazione nelle scuole sulle tematiche di genere al finanziamento ai centri antiviolenza, molti dei quali costretti a chiudere per la mancanza di risorse.
A ciascuna delle donne uccise – una ogni tre giorni secondo i dati Istat – vogliamo dedicare il nostro ricordo, perché non vengano dimenticate. E alle tante donne violentate, maltrattate, vittime di stalking vogliamo far giungere la nostra solidarietà, anche scendendo in piazza.
Lo faremo insieme a tante altre donne, in tutto il mondo, il 25 novembre e non solo. Ogni giorno continueremo a dire il nostro basta alla violenza e a una cultura che ci colpevolizza per farci percepire come complici, per negare la nostra libertà e il nostro diritto all’autodeterminazione.
Perché di violenza maschile non si muoia più.