Gambia e Marocco. Ecco gli unici due Paesi in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima (Cop21), a seguito delle discussioni spagnole della conferenza Cop25, andata in scena a Madrid e naufragata in un nulla di fatto.
È stato un flop colossale quello della 25esima Conferenza sul clima, dove non è stata presa alcuna significativa decisione in merito, è consistito nell’aver rimandato tutto alla Cop26, che si terrà a Glasgow, Scozia, il prossimo novembre. Come a dire che abbiamo solo perso tempo, quello stesso tempo che gli scienziati dicono essercene sempre meno. Un fallimento che si scontro con una nuova, e positiva, presa di coscienza globale sul tema ambientale. Non solo, ma anche grazie alla giovane svedese Greta Thunberg, quelle aspettative si sono scontrati con la cinica realtà del mondo dei potenti.
Lo scoglio diventato insormontabile a Madrid è stata l’intesa sull’articolo 6 dell’Accordo di Parigi che regola i cosiddetti «mercati del carbonio», ovvero i meccanismi che sottendono alla commercializzazione di permessi di emissione di anidride carbonica, pensati per sostenere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 secondo sistemi di compensazione e riduzione delle emissioni. In pratica, viene fissato un tetto alla quantità totale di alcuni gas serra che possono essere emessi dagli impianti che rientrano nel sistema.
Gli interessi delle compagnie dei combustibili fossili e di quelle imprese che vedono in un accordo multilaterale contro l’emergenza climatica una minaccia hanno avuto la meglio nella politica dei veti.
Il futuro è incerto. Nel 2020 in Europa le emissioni dei settori disciplinati dal sistema saranno inferiori del 21% rispetto al 2005 e nel 2030 saranno inferiori del 43%.
Tuttavia, senza il rispetto degli accordi di Parigi, Stati Uniti e Cina nello stesso periodo (2030) produrranno da soli qualcosa come 5 o 6 miliardi di tonnellate di anidride carbonica in più, causando un aumento delle temperature medie di 0,3 entro la fine del secolo e vanificando di fatto gli sforzi di tutti gli altri Paesi messi insieme.
Risulta quindi evidente che senza un cambio al vertice degli Stati Uniti ogni proposta attenta al climatico sarà destinata a fallire.