ROMA, 05 MARZO 2024 – Sono arrivate oggi, martedì 5 marzo, le prime 97 persone sopravvissute all’inferno della Libia: storie di detenzione, violenze, tratta e sfruttamento. Tra di loro persone particolarmente fragili dal punto di vista sanitario provenienti dai diversi paesi: Eritrea, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Palestina e Siria.
Il loro arrivo in Italia è reso possibile dal protocollo firmato lo scorso dicembre da Ministero dell’Interno, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, UNHCR Italia – Agenzia ONU per i Rifugiati, Arci, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle chiese evangeliche e INMP, che permetterà a 1500 rifugiati e persone, che necessitano di protezione internazionale, di essere evacuati dalla Libia all’Italia nell’arco di tre anni.
La rete Arci ha risposto con grande solidarietà, attivando i Circoli Rifugio e dedicando parte della sua quota di accoglienza a persone lgbtqi+. I comitati di Crema, Bologna, Chieti, Pistoia, Roma, Viterbo e Avellino attiveranno 13 appartamenti per 50 persone per questo primo volo.
Particolarmente importante il sostegno dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai che, con i fondi dell’8×1000, sostiene la rete dei Circoli Rifugio Arci, e di Medici Senza Frontiere che ha permesso di individuare un gruppo di persone presenti in Libia con particolari vulnerabilità sanitarie, che verranno seguite in Italia dalle loro equipe mediche.
Oggi pomeriggio, a Fiumicino, si è svolta una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Chiara Cardoletti, Rappresentante per l’Italia, la Santa Sede e San Marino dell’UNHCR; Filippo Miraglia, responsabile nazionale Immigrazione di Arci; Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio; Laura Lega, capo del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno; Valentina Serra del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
“La Libia non è un porto sicuro. Dal 2017 al 2023 l’UE ha speso 71 milioni di euro di finanziamento per equipaggiare la cosiddetta Guardia costiera libica, anche tramite il supporto italiano. Dal 2017 ad oggi sono state riportate in Libia circa 130 mila persone, solo nel 2023 sono state intercettate oltre 17mila persone.”, ha dichiarato Filippo Miraglia, responsabile nazionale Immigrazione di Arci. “Con i corridoi umanitari mettiamo in salvo poche centinaia di persone, tante e tanti altri perdono la vita in mare (solo nel 2023 sono state accertate 2250 morti nel Mediterraneo) o restano in quell’inferno e non hanno la possibilità di arrivare in Europa attraverso canali legali e sicuri come quelli messi in campo oggi”.
Anna Conti, vice presidente dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, dichiara: “La Soka Gakkai si è sempre battuta per giungere ad un patto globale sulle migrazioni e sui rifugiati. I corridoi umanitari rappresentano uno strumento importante di raccordo tra diritto alla migrazione ed accoglienza che garantisce la tutela dei diritti umani a chi è costretto a lasciare la propria terra. La nostra organizzazione continuerà a sostenere ogni attività di questo tipo. Promuovendo l’insegnamento buddista del rispetto della dignità della vita, continueremo a rivolgere la nostra attenzione alle minacce che le questioni globali rappresentano, ponendo il benessere del pianeta e di ogni essere vivente come punto di partenza e fine ultimo di ogni sforzo umano”.
“Tra le persone arrivate oggi ci sono anche pazienti vulnerabili assistiti dai nostri team in Libia. Grazie alla collaborazione con Arci, continueremo a seguirli anche in Italia, dove sono finalmente al sicuro dopo mesi trascorsi nei centri di detenzione libici, in spazi ridotti, tra abusi e violenze senza fine. È una goccia nell’oceano, ma che farà la differenza nella vita di queste persone che oggi possono immaginare un nuovo futuro e ricevere tutte le cure di cui hanno bisogno”, dichiara la dr.ssa Lucia Borruso, responsabile del Progetto Corridoi Umanitari di Medici Senza Frontiere in Italia.