Cosa sono i LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni)?

I Lep sono un po’ oggetto del desiderio, un po’ merce di scambio per l’autonomia differenziata. I Livelli essenziali delle prestazioni nascono il 18 ottobre del 2001 con la più profonda riforma della Costituzione dal 1948 ma per vent’anni restano nell’ombra o quasi. Nella legge di Bilancio del 2023 il Parlamento con una norma di incerta costituzionalità si spoglia dei suoi poteri in materia e affida a una Cabina di regia il compito di individuare i Lep. Da approvare poi con un atto meramente amministrativo: il Dpcm, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri.

La logica dei Lep è chiara: quando, nel 2001, lo Stato ha ceduto gran parte dei suoi poteri alle Regioni, si è aperta la strada a un inevitabile spezzatino di servizi. Per porre un freno alle differenziazioni, nella Carta si è fissato il principio che spetti allo Stato “la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. 

La gran parte dei “diritti civili e sociali” non ha ancora un livello definito per legge. Il capitolo di maggior rilievo tra quelli tutti da scrivere è quello dell’istruzione, il che lascia spazio a fortissime differenze territoriali per esempio nel servizio di mensa, che è premessa del tempo pieno. Nulla si è fatto inoltre su trasporti, tutela dell’ambiente, erogazione di servizi come acqua, gas, elettricità, così come per il diritto a una connessione internet di qualità e, ancora, su temi come la sicurezza del lavoro e l’accesso alle informazioni pubbliche.

In concreto, però, definire un Lep non equivale a garantirlo. Lo dimostra il caso dei Lea, livelli essenziali di assistenza, attivati sin dal 2001. Negli anni alcune Regioni sono state commissariate proprio perché non garantivano i Lea e però nonostante l’intervento statale in diversi casi rimaste al di sotto delle prestazioni minime, favorendo la migrazione sanitaria.

Un esempio ancor più netto di mancata attuazione è quello delle Borse di studio universitarie. Nate come Lep nel 2012 (decreto legislativo 68), sono in perenne attesa di un decreto ministeriale che fissi le regole. Nel frattempo è cambiato il mondo, per cui la cornice iniziale, che escludeva per esempio computer e tablet, andrebbe rivista. Le Borse di studio quindi hanno il loro finanziamento, cresciuto nel tempo, senza però un aggancio coerente con la prestazione.

Il Lep più beffardo invece è quello sugli assistenti sociali: introdotto nel 2021 per portare in tutta Italia il numero di assistenti sociali alla quota minima di uno ogni 5.000 residenti ha una formula che in concreto aiuta con premi chi è vicino alla soglia (uno su 6.500) oppure l’ha già raggiunta o superata mentre lascia indietro chi ha più bisogno. Il paradosso di un Lep che allarga i divari.

C’è anche un modello di successo, però, ed è quello degli asili nido. Dal primo gennaio del 2022 il livello è fissato a 33 posti ogni cento bimbi in età 3-36 mesi. Ai Comuni sarà gradualmente garantito l’integrale finanziamento (ci si arriverà nel 2027) con un fondo di 1,1 miliardi di euro tale da garantire la gestione di 142mila posti aggiuntivi, superando la vergogna dello “Zero al Sud” denunciata in un saggio del 2018.

Un altro esempio positivo, anche se non è un vero e proprio Lep ma un obiettivo di servizio è quello del trasporto disabili. Manca infatti il target di studenti disabili che si vogliono garantire. Però c’è un finanziamento crescente fino al 2027 per migliorare la situazione attuale che vede meno del 10% dei disabili serviti. Grazie a questi fondi, nel 2023 avranno un pulmino che accompagna gli studenti disabili a scuola anche 176 alunni con handicap di Milano e 175 di Roma, oltre a 410 di Napoli. A conferma che le battaglie per gli ultimi portano benefici ovunque.


Per una riforma di segno contrario, per la piena universalità dei diritti su tutto il territorio nazionale firma la legge costituzionale di iniziativa popolare promossa dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale firma on line su: www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it