ROMA, 10 MAGGIO 2021 – Con l’Italia quasi tutta ‘in giallo’ si apre una settimana decisiva per le indicazioni sulla ripresa di alcune attività ancora ferme. Riteniamo un grave errore culturale e politico pensare che si possa uscire da questa fase drammatica stabilendo priorità legate esclusivamente a questioni economiche.
Come Arci abbiamo detto sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria che occorre “curare la socialità” e che “la cultura è la cura”, perché siamo convinti che non si possa superare questa crisi senza la presenza di presidi sul territorio così importanti come le nostre basi associative.
Come si può infatti immaginare un Paese che può fare a meno della socialità e della cultura diffusa? Come ci si può non porre il tema della ricostruzione dei legami sociali in un periodo come questo che stiamo vivendo?
Anche in questi giorni, in cui le vaccinazioni stanno crescendo e i contagi sembrano abbassarsi, in cui riaprono attività culturali, sportive ed economiche, siamo sottoposti a una misura discriminatoria. L’ultimo decreto sulle riaperture, pur confermando la possibilità della somministrazione da parte dei Circoli, ha però lasciato bloccate e sospese le attività, anche se analoghe a quelle di altre realtà che hanno invece riaperto. Un controsenso inspiegabile considerato che, al contrario degli spettacoli pubblici, l’attività verso i soci tramite il controllo tessere e l’anagrafe sociale può garantire un tracciamento più efficace.
I Circoli Arci, e in generale i luoghi che nel DPCM del 2 marzo 2021 sono definiti “Centri culturali, centri sociali e ricreativi”, vedono ancora “sospese” le proprie attività, in base all’art. 16 comma 1 dello stesso DPCM.
Non è di questo che c’è bisogno per uscire dalla crisi. C’è bisogno invece di far ripartire al più presto i luoghi di socialità e diffusione della cultura, con le stesse regole e gli stessi protocolli di sicurezza, sostenendo con fondi ad hoc la ripartenza degli eventi di tutti gli operatori.
È necessario che il decreto “sostegni” allarghi gli strumenti di accesso al credito per gli enti del Terzo Settore e preveda per le associazioni di promozione sociale lo sblocco del fondo ristori ripartito alle Regioni ed il suo rifinanziamento.
L’aver ottenuto la possibilità di riapertura dell’attività di somministrazione al pari delle attività commerciali ci permette in alcuni contesti una prima ripartenza che non è però sufficiente.
Chiediamo al Governo e al Parlamento di mettere in campo ogni iniziativa legislativa per:
– il superamento dell’art 16 comma 1 del DPCM del 2 marzo 2021, per far sì che possa riprendere l’attività ricreativa e culturale dei Circoli verso i soci;
– lo sblocco dei Fondi di ristoro previsti nel decreto Ristori bis di novembre per l’associazionismo di promozione sociale;
– la previsione di ulteriori risorse per il sostegno alle nostre strutture associative all’interno delle misure di sostegno previste;
– l’ampliamento delle forme di accesso al credito garantite dallo Stato.
Sono queste le misure di cui c’è bisogno e dalle quali ripartire, riconoscendo e valorizzando le attività culturali, e ancora di più quelle di prossimità dell’associazionismo diffuso collegate alle relazioni sociali, preziosissime in questa fase per ricostruire un senso di comunità, per rispondere al senso di solitudine che attraversa la società italiana. E per contrastare le disuguaglianze, drammaticamente aumentate negli ultimi mesi, che non sono solo disuguaglianze economiche ma anche culturali.