In un clima pesante in tutto il Paese come nel resto d’Europa, la settimana prossima, dall’11 ottobre, parte a Palermo la quarta edizione del nostro Festival Sabir.
Il Decreto Legge Salvini entra in vigore dopo la firma del Capo dello Stato e nel Mediterraneo centrale muoiono sempre più persone.
In Libia c’è ancora la guerra civile e migliaia di uomini e donne vengono torturate, stuprate e muoiono nei centri di detenzione finanziati dall’Unione Europea.
Il nostro Governo, il Ministro della Propaganda Salvini, continuano a sostenere che è giusto consegnare i migranti in fuga nelle mani della guardia costiera libica per riportarli nell’inferno di quel Paese. Oppure cercare di bloccarli in Libia, nonostante quel che succede lì, testimoniato da centinaia di fonti istituzionali e non, a partire dalle Nazioni Unite.
Eppure per quattro giorni l’Arci, con Caritas, Acli e Cgil, in collaborazione con Asgi, A Buon Diritto e Carta di Roma, con la partecipazione di tante reti e movimenti nazionali e internazionali, proveranno, ancora una volta, a ricostruire quei legami, quelle relazioni sia sul piano locale che globale, che sono indispensabili per provare a risalire la china.
Una grande opportunità per un’associazione che quest’anno ha deciso di avere una tessera – l’oggetto che testimonia l’adesione alla nostra organizzazione – che riporta uno slogan molto importante: più cultura, meno paura. E proprio la cultura, l’iniziativa culturale, sarà la grande protagonista quest’anno a Sabir.
Saremo ai Cantieri Culturali della Zisa, nell’anno in cui Palermo è la capitale italiana della cultura. Sappiamo che ancor prima di occuparci del disastro della sinistra, della tragedia rappresentata dall’egemonia della destra nel nostro Paese e in Europa, dell’opposizione sociale alle politiche del governo e dell’UE, c’è da ricostruire le basi culturali e relazioni sociali sane. Per farlo dobbiamo partire dalla constatazione che da soli non siamo sufficienti. Serve un’alleanza ampia e plurale della società civile, che concretamente e nel merito contrasti l’egemonia dell’ideologia della paura.
Sabir è uno spazio dove quest’alleanza, anche se ovviamente parziale, può essere costruita. Non l’unico certamente, ma uno dei luoghi di rinascita della cultura democratica di questo Paese.
Far capire l’importanza di una militanza sociale ampia, di un giornalismo e un civismo che sappia reagire all’attacco che viene portato ogni giorno ai diritti, è l’obiettivo delle tante occasioni di formazione.
Gli eventi culturali, i laboratori, le tante iniziative presenti nel programma del Festival, rappresentano bene la capacità della nostra associazione, quando si impegna, di coinvolgere nelle proprie battaglie il mondo della cultura. Non è sufficiente, non è abbastanza. Ma è un punto di partenza importante che può rappresentare anche un’indicazione per il nostro impegno nei prossimi anni.
La cultura come strumento essenziale per la trasformazione sociale, per lo sviluppo dell’associazione, per rendere concreta la sua utilità sociale.
In queste ore intanto una nave frutto di un progetto, Mediterranea, è partita, anche con il nostro contributo, per ridare dignità ad un Paese e alla sua democrazia.
Una nave in un mare che è sempre più un cimitero a cielo aperto, per opporsi alla cultura della morte.
Proprio il mediterraneo è lo spazio dal quale vogliamo ripartire per ricostruire relazioni internazionali dal basso. Una comunità della società civile del mediterraneo che s’incontra ogni anno a Sabir e che in quella sede condivide un’agenda di iniziative e di priorità comuni per impedire che i popoli, le persone, vengano divise dagli interessi dei governi e che secoli di conquiste e di emancipazione sociale vengano cancellate in pochi giorni.
Per questo è importante esserci, in tanti e tante, investire su un evento che è anche uno spazio di iniziativa politica internazionale, proprio in una fase dove le opportunità di vedersi e di stare insieme, in maniera anche piacevole, sono sempre meno.
Il programma completo con tutti gli eventi su www.festivalsabir.it