Avanti piano, pare questo il leitmotiv del Governo nei tavoli convocati a Palazzo Chigi.
Poi sul tema dei cosiddetti ‘Decreti sicurezza’ la cautela diventa quasi paralisi.
Le reazioni immediate sono state poco coraggiose e la maggioranza rimane divisa tra chi vorrebbe una cancellazione, o almeno stravolgimento, e chi solo alcuni correttivi. Le divisioni sono ormai chiare, tra i dem aperti a cambiamenti più radicali e i Cinque stelle nella difficoltà di rinnegare quanto loro stessi hanno contribuito ad approvare.
Fatto sta che gli effetti dei decreti sono evidenti e sono un disastro.
Il tavolo si è avviato. Ma temiamo che sarà difficile arrivare all’abrogazione dei decreti, chiesta da pezzi della stessa maggioranza e da un foltissima rappresentanza della società civile. Per ora l’unico punto di convergenza sono le osservazioni di Sergio Mattarella, che trovano d’accordo persino Luigi Di Maio, e ci mancherebbe pure. Ma molti si sarebbero aspettati qualcosa di più da quello che avrebbe dovuto essere uno dei primi provvedimenti del governo Conte bis, e invece è stato puntualmente rinviato di settimana in settimana, tra le tensioni nella maggioranza e le decisive elezioni in Emilia Romagna, con una parte del governo che da tempo chiedeva di cambiare passo sulle politiche migratorie.
È inaccettabile quanto si sta delineando: l’impianto rimarrebbe quello originale, solo qualche modifica. Non è previsto il ritorno alla protezione umanitaria, cancellata dall’ex ministro dell’Interno leghista, che ha di fatto aumentato in questi anni il numero degli immigrati irregolari in Italia. Lamorgese punta ad ampliare la tipologia dei permessi di “protezione speciale”. Non si fa cenno alla reintroduzione del Sistema di protezione dei richiedenti asilo, Sprar, cancellato da Salvini e che era il fiore all’occhiello dell’accoglienza italiana. C’è l’ipotesi di riconoscere ai richiedenti asilo la possibilità di iscriversi all’anagrafe, godendo quindi di tutti i diritti legati alla residenza, incluse le prestazioni sanitarie, l’apertura di un conto in banca e l’iscrizione all’Inps. La norma, d’altronde, era inevitabile, visto che i tribunali di mezza Italia hanno già accolto i ricorsi di molti richiedenti asilo. Lo Ius culturae è accantonato. Il capogruppo alla Camera Delrio indica in due o tre settimane il tempo necessario per rimettere mano ai decreti; per ora le proposte sono del tutto insufficienti.