La conferenza stampa del Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, del 3 gennaio, in cui ha annunciato la disapplicazione di una parte del cd. ‘Decreto Sicurezza’, non è stata, per chi si occupa di migrazioni a Palermo, un fulmine a ciel sereno.
Da mesi molte organizzazioni, tra cui l’Arci, erano impegnate in una discussione con l’Assessorato alle Politiche Sociali proprio per la vicenda dell’iscrizione anagrafica.
È di circa due mesi precedente alla conferenza stampa una nota dell’Assessore diretta all’ufficio anagrafe, in cui si fornisce un’interpretazione della norma da parte dell’Amministrazione. Vi si afferma che i titolari di protezione umanitaria devono continuare a essere iscritti all’anagrafe anche alla luce dei nuovi interventi normativi. Un atto dovuto, quindi, che però è stato negato in prima battuta a Palermo e altrove da dirigenti che hanno dato interpretazioni regressive, di cui di sicuro non si sente il bisogno, a un decreto già sufficientemente escludente.
Il Sindaco però va oltre la necessità di assicurare che le norme vigenti siano applicate nella modalità meno lesiva dei diritti di ciascuno. Osserva, infatti, che l’iscrizione anagrafica non è un privilegio, ma un diritto di tutti i soggetti che si trovano regolarmente sul nostro territorio, che può essere determinante nell’accesso a una serie di diritti ulteriori – come quello allo studio e quello alla salute – che non garantiscono solo coloro i quali ne godono ma che infondo garantiscono tutti. Una persona che non può godere dell’accesso al servizio sanitario in chiave preventiva, infatti, determinerà maggiori costi per sé stesso e per la collettività, che ne dovrà sostenere l’assistenza quando la sua condizione di salute degraderà fino a determinare la necessità di cure urgenti.
La domanda è: una persona regolarmente residente in Italia, quale che sia il suo titolo di soggiorno, può trovarsi esclusa dall’accesso a strumenti di welfare che la nostra Costituzione non assegna a una categoria ma sancisce, appunto, come universali? Questa domanda riguarda oggi l’insieme delle persone richiedenti asilo, ma chiama in causa un principio che se affermato come costituzionale può coinvolgere altre categorie. Chi dice che la costituzionalità del decreto non può essere messa in discussione dalla firma di Mattarella non solo non conosce il funzionamento del sindacato di costituzionalità, ma nega l’utilità stessa della Corte Costituzionale. C’è da aggiungere poi che pensare che questo scontro veda contrapposti il Presidente della Repubblica Mattarella ed il Sindaco Orlando vuol dire ignorare quanto i due soggetti abbiano condiviso in termini storici, personali e politici.
I prossimi capitoli della vicenda sono per questo, dal punto di vista politico ma anche da quello giuridico, tutti da scrivere. Oggi sentiamo la necessità di essere attentissimi alle parole che usiamo, per non generare aspettative ma anzi coinvolgere in questo percorso una platea di persone, che sono le stesse di cui oggi difendiamo la possibilità di iscriversi all’anagrafe, che domani diventeranno probabilmente irregolari; perché la vicenda posta dal Comune di Palermo ha senso, a Palermo come altrove, solo se si comprende che la battaglia è molto più complessa della vicenda specifica.
Riguarda la necessità culturale di riuscire a tornare ad affermare che, se vogliamo garantire la sicurezza di tutti, bisogna garantire a tutti la possibilità di farsi una vita alla luce del sole, di ricercare la propria felicità ed esercitare i diritti connessi al semplice fatto di essere una persona.