Giornata Mondiale del Rifugiato: l’UE non può arrendersi alle politiche razziste che impediscono alle persone di arrivare in Europa per chiedere asilo

La Giornata Mondiale del Rifugiato cade quest’anno in un momento tragico per il diritto d’asilo. L’UE ha infatti appena approvato una riforma legislativa che punta a ridurre ogni spazio per i rifugiati, investendo tutto sulla esternalizzazione delle frontiere e dei controlli.

In pratica i governi e l’Europarlamento hanno votato un pacchetto di interventi che mira ad impedire alle persone di arrivare in Europa per chiedere asilo. Le forze democratiche che hanno governato l’UE negli ultimi 5 anni, e che si apprestano a farlo per un’altra legislatura, si sono arrese alla cultura razzista delle destre xenofobe, scegliendo questo campo, quello della riduzione dei diritti degli stranieri, come terreno sul quale competere.

Le conseguenze sono tragiche sul piano della civiltà giuridica e dei diritti fondamentali. La linea che prevale è quella indicata dai governi illiberali e antidemocratici che, davanti a problemi sociali, ambientali ed economici, anziché ricercare soluzioni condivise, giuste ed efficaci, indicano nemici da perseguitare ed espellere.

La nostra preoccupazione è soprattutto legata alla mancanza di una alternativa forte e credibile. Il dato che in questi giorni ha reso pubblico l’UNHCR – 120 milioni di persone costrette a lasciare le loro case, rifugiati, richiedenti asilo, profughi e sfollati – pone alle democrazie europee un grande dilemma sul futuro dell’UE: possiamo continuare a percorrere la via della paura, dell’astio verso lo straniero, negando i principi delle Costituzioni democratiche, quelli della Carta di Nizza e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, o dobbiamo invertire la rotta e ritornare a guardare il futuro con generosità e intelligenza, nell’interesse dell’Europa e non dei partiti xenofobi?

L’UE continua ad essere una delle aree meno investite dalla mobilità straordinaria di chi è obbligato a lasciare la propria casa. Eppure ogni discorso e ogni analisi che ascoltiamo nel dibattito pubblico sembra basarsi su “false evidenze”, che non necessitano di alcuna dimostrazione in quanto auto evidenti, a dispetto dei numeri e della realtà.

Su questo terreno l’Italia ha fatto scuola in questi ultimi 15 anni. Nonostante le domande d’asilo presentate ogni anno nel nostro Paese siano state, e continuino ad essere, al di sotto della media europea, ogni governo che si è succeduto ha continuato a denunciare l’insostenibilità degli arrivi di richiedenti asilo alle nostre frontiere e la solitudine del nostro Paese.

Una rappresentazione del tutto falsa e strumentale che ha però giustificato non solo iniziative legislative e accordi che puntavano a ridurre gli arrivi fino ad azzerarli, ma che alimentavano l’idea dell’invasione e quindi la necessità di porre in essere qualsiasi strumento pur di arrivare a quel risultato.

Così abbiamo inventato la SAR libica, il codice per le ONG, cancellato l’appello per i richiedenti asilo che ricorrono ai tribunali ordinari (Governo Gentiloni, ministro  Minniti), diviso la sorte dei richiedenti asilo da quella dei rifugiati nel sistema d’accoglienza e cancellato il titolo di soggiorno per ragioni umanitarie (governo Conte I, ministro Salvini), fino alla produzione compulsiva di modifiche legislative e accordi con i Paesi Terzi del Governo Meloni e del ministro Piantedosi.

In mezzo, il governo Conte II, una piccola ma importante modifica legislativa positiva, ministro Lamorgese, con la reintroduzione di un titolo di soggiorno complementare, la protezione speciale, che teneva conto della nostra Costituzione e delle Convenzioni Internazionali. Riforma che però è stata presa di mira dal Governo Meloni con il DL.50, seguito alla strage di Cutro.

Il risultato di queste continue modifiche è non soltanto la precarietà e la riduzione dei diritti, ma soprattutto l’incertezza del diritto e il caos nel quale regnano il sistema d’accoglienza e gli uffici periferici del Ministero dell’Interno, con personale e strumenti del tutto inadeguati ad una domanda che continua ad essere molto limitata ma che, in assenza di una programmazione, peraltro obbligatoria per legge, di personale e risorse certe, spinge sempre più nell’emergenza il sistema.

In questo quadro disastroso e disastrato l’Arci, che da anni è impegnata in maniera concreta nella tutela e promozione dei diritti dei rifugiati e dei migranti, ha ampliato nell’ultimo anno le sue attività in questo ambito.

Nel 2023 con la Rete d’accoglienza, grazie a 113 progetti, sono state oltre 8 mila le persone accolte da Arci, di cui 6315 nel sistema di accoglienza pubblico (SAI e CAS) e 1861 attraverso la Protezione civile (accoglienza diffusa popolazione ucraina). Le persone assistite dal Numero Verde per Richiedenti Asilo e Rifugiati dell’Arci sono state invece 1424, 11.245 le chiamate, per un totale di oltre 71mila interventi. I minori stranieri non accompagnati, raggiunti con Here4You – il servizio rivolto all’assistenza legale e psicologica – sono state nel 2023 oltre 400. Su JumaMap, la mappatura nazionale dei servizi rivolti ai richiedenti asilo e rifugiati, sono stati mappati 135 servizi dell’Arci (sportelli legali, scuole di italiano, orientamento al lavoro) su un totale di 4282 servizi erogati da più di 3mila associazioni.

Proprio all’indomani della Giornata Mondiale del Rifugiato 2024 un gruppo di 200 persone afghane arriverà in Italia, a Fiumicino, con i corridoi umanitari dal Pakistan. Una parte di loro sarà accolta dalla rete dei circoli rifugio dell’Arci, con il sostegno dell’Istituto Buddista Soka Gakkai.

La nostra proposta da anni continua ad essere quella di concentrare ogni sforzo e tutte le risorse sul sistema pubblico d’accoglienza SAI, rispondendo anche con soluzioni differenziate ai diversi casi, ma sempre dentro un quadro unitario, e superare al massimo nel giro di 3 anni i CAS, trasferendoli dalle prefetture ai comuni.

Pensiamo inoltre sia indispensabile, come ripete da tanto tempo UNHCR, che l’UE si doti di un sistema di ricerca e salvataggio pubblico che fermi la strage nel Mediterraneo e questa terribile campagna di persecuzione nei confronti delle ONG che operano attività di SAR, attività delle quali dovrebbero invece farsi carico gli Stati.

Qui i dati sull’incidenza delle richieste d’asilo sulla popolazione in Europa    https://infogram.com/richieste-di-asilo-in-eu-2023-or-arci-1hxj48m35qynq2v?live  che smentiscono tutte le bugie diventate verità perché pronunciate dal governo a reti unificate e senza contraddittorio.