Il contatto con la macchina da presa e il bisogno di raccontare sono un formidabile strumento di coesione dei gruppi. Bisogna partire da qui per raccontare due anni di attività condotte all’interno del progetto Enfem, Azioni europee per l’inclusione delle donne migranti, finanziato dall’Amif (Asylum Migration Integration Fund), che ha visto Arci Lecce capofila di un team di partner europei: Alfea Cinematografica (Italia), Maison des cultures et de la cohésion (Belgio), Pluralis (Belgio), Alianza por la solidaridad (Spagna), El Legado Andalusì (Spagna), Jasa (Slovenia), Lawaetz (Germania).
Enfem ha avuto inizio nel 2016 con l’obiettivo di stimolare l’integrazione delle donne migranti, superare gli stereotipi e combattere la doppia discriminazione cui sono spesso vittime, prima come donne e poi come migranti. Le attività sono state condotte in otto città pilota: Lecce e Pisa (Italia), Molenbeek e Rixensart (Belgio), Madrid e Granada (Spagna), Maribor (Slovenia), Amburgo (Germania).
«L’integrazione socioculturale delle donne migranti è un argomento a noi molto caro – ha raccontato Anna Caputo, presidente Arci Lecce – e con questo progetto si è cercato di favorire il dibattito per un maggiore coinvolgimento all’interno delle comunità locali e soprattutto analizzare la percezione che i cittadini dell’Unione Europa hanno sul fenomeno».
Il percorso di interazione è stato sviluppato in tutte le città coinvolte attraverso una prima fase di analisi con la somministrazione di questionari (rivolti in particolar modo a politici, studenti e giornalisti) e una seconda fase con l’avvio di molteplici iniziative di cittadinanza (tavole rotonde e incontri a livello locale) per stimolare il dibattito pubblico sul tema e farlo emergere nella sfera pubblica.
Sebbene da una prima lettura dei risultati l’idea comune era di un’invasione sovrastimata rispetto alla realtà, i segnali positivi sono arrivati dalle scuole, dove invece la percezione non suonava come un campanello d’allarme, ma come un’opportunità nello scambio e nella crescita culturale.
Il progetto ha coinvolto centinaia di donne migranti e autoctone tra i 16 e i 60 anni presenti in Italia, Spagna, Belgio, Slovenia, Germania e consentito loro di familiarizzare e creare occasioni di incontro attraverso la partecipazione ai laboratori di produzione cinematografica, denominati ‘atelier audiovisivi’.
Le donne coinvolte sono state protagoniste e registe del proprio cortometraggio. Dal materiale prodotto durante gli atelier è stato realizzato il film documentario che è stato presentato in anteprima durante l’evento finale del 6 novembre presso la sede di Arci nazionale a Roma.
Il documentario sarà visibile online sulla pagina www.enfem.eu. Dal sito sarà inoltre possibile visionare il materiale prodotto per comprendere e migliorare l’integrazione socio-culturale delle donne migranti nelle città individuate.
La multiculturalità e l’integrazione dal basso sono oggi le uniche strade percorribili per contrastare il vento xenofobo che negli anni sta soffiando forte in Europa. Come ha sottolineato l’ex ministra per l’Integrazione, oggi europarlamentare, Cécile Kyenge in collegamento da Bruxelles: «Voi siete l’Europa che piace”».