Una marcia di tutti e per tutti
E’ una Marcia della Pace che durerà più di un giorno, la Perugia-Assisi di quest’anno, perchè una parte del Paese è già in marcia. Sono oramai tante, infatti, le manifestazioni che, mettendo insieme organizzazioni della società civile e singoli cittadini, vogliono evidenziare un dissenso o semplicemente l’esistenza di un’Italia che non ci sta. Una opposizione popolare spontanea, che agisce come surroga a una opposizione istituzionale che stenta a sintonizzarsi con quella parte del Paese che aspira a rappresentare e farsi carico di un’azione politica strutturata e finalizzata.
L’imbarbarimento dello spazio pubblico, il continuo ricorso evocativo a paure e odio verso il diverso, la sistematica contrapposizione tra gli ultimi e i penultimi nella piramide sociale, non sono solo un’arma di distrazione di massa rispetto alle promesse elettorali, ma hanno effetti reali gravissimi nello svilimento delle istituzioni, nella credibilità internazionale del nostro Paese, nelle vite e nei corpi di chi fugge da guerre, totalitarismi e miseria per cercare un futuro possibile.
Intanto l’Italia prosegue a esportare bombe verso l’Arabia Saudita, che le fa piovere criminosamente sulla testa di bambini e civili imbelli; in Siria il regime di Bashar al-Assad prepara la propria restaurazione e la spallata finale ai ‘ribelli’, con una carneficina a Idlib ignorata dalla comunità internazionale; la Libia implode sotto lo stesso peso di una finta credibilità costruita ad arte da istituzioni internazionali ansiose solo di rimettere in moto gli affari – che puzzano di petrolio da comprare e di sangue dei migranti africani nei lager delle nuove frontiere esternalizzate – con un Paese ormai stretto nella morsa delle milizie del generale Haftar che, alla conquista di Tripoli, creerà un’asse con l’Egitto di al-Sisi su cui varrebbe la pena che tutta l’area mediterranea si allarmasse; la Turchia di Erdogan si sbriciola economicamente tra la follia di una politica estera da superpotenza che non si può permettere e le conseguenze dei dazi americani voluti dal suo ex amico Trump, consegnando a mezza Europa lo spettro dello scioglimento anticipato di quel contratto che ha di fatto arginato la rotta balcanica di immigrazione.
A casa nostra la Puglia più solidale piange i suoi lavoratori morti di caporalato, la Catania più accogliente affolla il molo per liberare i ‘sequestrati’ della Diciotti, la Milano democratica scende in piazza contro l’abominio istituzionale di un Ministro che incontra un Premier straniero per fondare un’alleanza della destra più xenofoba e antieuropeista, la Sassari antifascista si ritrova nel sagrato di una parrocchia, militarmente occupato 24 ore prima da un’indegna parata funebre di stampo fascista.
Per questo dobbiamo ripartire proprio dalle città, dai luoghi di prossimità dove si affrontano le vertenze quotidiane e peculiari delle comunità, per poter poi ricollocare in un quadro più ampio i segni politici distintivi della mobilitazione. Per questo la promozione dei Comitati cittadini verso la PerugiAssisi ha il grande pregio di riportare l’agire delle organizzazioni della società civile come l’Arci nell’alveo della partecipazione dal basso, tema a noi molto caro e sul quale abbiamo speso riflessioni che oggi sarebbe necessario aggiornare e rilanciare, anche per ricreare quelle condizioni di iniziativa unitaria e a rete che costituirebbero l’infrastruttura sociale più utile anche per le occasioni future.
Il percorso di questo ultimo mese che ci separa dal 7 ottobre – giorno della Marcia – sarà segnato da tappe significative: si parte dall’Assemblea nazionale dei Comitati cittadini, ospitata al Meeting Internazionale Antirazzista di Cecina il 15 settembre. Sarà l’occasione per strutturare meglio e dare a ogni Comitato la consapevolezza di far parte di una rete più grande, innervata dalla presenza territoriale delle grandi organizzazioni nazionali; inoltre si attuerà nella pratica quel concetto di “omnicrazia” coniato da Aldo Capitini e degno di essere approfondito come frontiera delle democrazie d’oggi.
Nei giorni 5 e 6 ottobre si terrà poi a Perugia un forum di discussione organizzato dalla Rete della Pace e dalle le associazioni che ne fanno parte (in allegato il programma). Lo scopo è mettere in campo contenuti e visione di una Marcia che non avrà alcun elemento di ritualità, ma che invece si propone di essere la prima grande manifestazione nazionale che erediterà le vertenze accumulate in questi mesi estivi e le farà simbolicamente esplodere in una grande manifestazione popolare.
Questo quadro d’intenti viene rafforzato dal manifesto “per un percorso unitario contro il razzismo e la cultura della violenza, per la costruzione di politiche di pace, diritti umani, nonviolenza, giustizia sociale e accoglienza”, sottoscritto dall’Arci insieme ad altre 10 organizzazioni e reti nazionali, che concentra attenzione politica e organizzativa dei firmatari nella PerugiAssisi e nel percorso sinora previsto, anticipando ulteriori mobilitazioni a partire da quella del 7 ottobre.
Questa concentrazione di contenuti e di politica non deve sembrare eccessiva né irrituale per la PerugiAssisi, è il concetto stesso di Pace in discussione se Pace non significa solo né l’assenza di guerre e conflitti né un contenitore astratto in cui porre pochi e consimili concetti. La Pace diventa quindi il nome che diamo al nostro progetto politico, che vede investiti ambiti troppo spesso distinti e che invece si tengono insieme in un rapporto circolare, olistico: dai conflitti alle migrazioni, dal disarmo alla giustizia sociale, dai diritti umani alla difesa dei beni comuni, dalla giustizia climatica ai diritti civili.
Ci sarà un grande sforzo da fare per elaborare in maniera più puntuale e diffondere un nuovo approccio nell’affrontare le politiche più globali, un pensiero forte sul quale fondare nuovi movimenti per nuove generazioni. L’Arci è parte importante già da ora di questo nuovo fronte, che sa guardare al globale e occuparsi delle sue più minute comunità, che coglie la circolarità e l’interdipendenza della realtà senza cedere rispetto al necessario approfondimento e specialità di cui è costituito ciascun pezzetto.
Ripartiamo da qui quindi, dalla ParugiAssisi del 7 ottobre.