L'editoriale di Francesca Chiavacci
Il 2019 è stato l’anno in cui il nostro paese non ha voluto far vedere soltanto il suo volto peggiore.
Come l’anno precedente, il sovranismo ha continuato a dispiegare la sua forza e la sua minaccia alla democrazia. È stato ancora l’anno dei porti chiusi, degli infiniti episodi di discriminazione e di razzismo, delle troppe morti nel Mediterraneo e della guerra alle ong. Ma è stato anche l’anno in cui l’opera dei salvataggi in mare, da quelli di Carola a quelli della nostra Mar Jonio, è proseguita. È stato l’anno in cui ci è stato ricordato del furore e della rabbia tra le persone e del mai sopito desiderio di una parte della società dell’uomo ‘forte’. Ma è stato anche l’anno delle piazze piene di ragazze e ragazzi che si battono per la giustizia climatica, delle donne che ribadiscono il loro diritto alla libertà, di cittadini, giovani e meno giovani, che vogliono difendere la democrazia, vogliono una buona politica e si oppongono ad un linguaggio inquinato dall’odio e poi della grande solidarietà a Liliana Segre.
Nel 2019 è arrivato anche il repentino avvicendamento della compagine di governo, che ha tolto di mezzo Salvini e la sua golden share a Palazzo Chigi ma che ha ancora difficoltà a trovare identità e coraggio nel segno di un autentico cambiamento di prospettiva.
Noi, appena usciti dal Congresso, e nel momento faticoso e difficile dell’entrata in vigore della Riforma del Terzo Settore, siamo stati dentro, come sempre, i cambiamenti nella società e, come sempre, abbiamo preso parte.
Nel 2020, tante restano le cose da cambiare perché il lato migliore del nostro paese sia più visibile e la sua voce più forte.