La scorsa settimana il Parlamento europeo ha approvato in plenaria la proposta della commissione LIBE (commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni), per una riforma del Regolamento Dublino, il sistema che regola le competenze delle richieste di asilo nel territorio europeo.
Il cuore della riforma riguarda la soppressione della responsabilità della richiesta d’asilo nel paese di primo accesso, proponendo l’introduzione di un meccanismo permanente di redistribuzione in tutti i paesi dell’Unione europea secondo un sistema di quote. Una proposta importante se si pensa al documento prodotto dalla Commissione Europea che manteneva il principio del primo paese d’ingresso.
Si introduce anche il concetto di ‘legami significativi’ con il paese di accoglienza, introducendo quindi una forma di umanizzazione di un percorso migratorio sempre più disumanizzato e criminalizzato dalle politiche europee.
La riforma del Regolamento Dublino è per noi oggi una delle principali battaglie che deve essere sostenuta. Una battaglia europea con un impatto evidente sulle politiche italiane.
Una battaglia che rivendica i diritti dei migranti, e la loro libertà di scelta, ma anche che veicola un’immagine di un’Europa solidale ed accogliente, non barricata dietro agli interessi specifici degli Stati Membri.
Il Regolamento nel suo stato attuale ha infatti rappresentato una violazione dei diritti dei migranti – obbligati a vivere nel paese in cui erano stati identificati e non in quello dove avevano legami familiari, storie personali, possibilità lavorativa – ma anche dei paesi di prima frontiera – Italia, Grecia, Spagna – su cui le istituzioni hanno fatto ricadere la responsabilità dell’accoglienza di chi arriva sul territorio europeo.
Dublino combinato con l’approccio hotspot implementato nei porti di sbarco italiano per assicurare il 100% delle identificazione all’arrivo impone a tutti quelli che sbarcano in Italia di chiedere qui l’asilo.
Una misura nociva per la libertà di scelta dei migranti, ma anche per il nostro paese obbligato a farsi carico di chi in Italia non vorrebbe restare.
L’alternativa per chi cerca di eludere il Regolamento seguendo legami familiari e possibilità di lavoro è quella di cercare di eludere i controlli e affrontare un viaggio da irregolari che finisce il più delle volte col ritorno nel paese di primo ingresso.
Ora la proposta deve affrontare le forche caudine del Consiglio Europeo sempre più caratterizzato dal conservatorismo e in cui molti Stati fanno prevalere sui diritti i propri interessi di parte. La proposta approvata dal Parlamento Europeo apre però una breccia in una Europa che sempre più appare concentrata sugli interessi nazionali e che sembra aver dimenticato i suoi valori fondanti di solidarietà e accoglienza.