Due giornate di riflessione e dibattito sui temi dello sviluppo e del benessere nel Mezzogiorno d’Italia, e del ruolo che l’associazionismo ed il terzo settore possono svolgere in questa direzione.
Questo è stato il focus del dibattito di Nuovi spazi al Sud – Idee di sviluppo e capitale sociale. Possibili percorsi dalla crisi del 2008 ad oggi.
Un appuntamento che ha coinvolto, oltre ai presidenti delle nostre articolazioni associative del sud, l’insieme più complessivo del gruppo dirigente Arci, nella convinzione che l’elaborazione ed il progresso nelle politiche di coesione sociale, culturale ed economica del Mezzogiorno possano essere utili per affrontare i tanti divari e disuguaglianze delle tante ‘aree deboli’ ovunque presenti in Italia, non solo al sud ma anche in molte aree interne e periferie urbane.
All’apertura dei lavori hanno partecipato il professore Gaetano Gucciardo, dell’università di Palermo, che ha affrontato i temi del capitale sociale e della creazione dei legami di fiducia; Marco Esposito, giornalista del Mattino ha invece mostrato l’evidenza storica ed attuale di politiche nazionali sbagliate che aumentano divari e disuguaglianze; Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con il Sud, ha infine puntato l’accento su cosa può fare il terzo settore e in modo particolare una grande rete associativa come l’Arci.
I lavori del seminario si sono svolti intrecciando la discussione su politiche e sviluppo con l’adeguatezza, il ruolo e le potenzialità della nostra associazione nella costruzione di nuovo associazionismo e prospettive di uguaglianza e benessere. Tre gruppi di lavoro hanno approfondito le questioni della cultura, della rigenerazione degli spazi e del rapporto con gli enti locali, la gestione della riforma del terzo settore in ambito regionale con istituzioni e soggetti sociali, la creazione di associazionismo con gli studenti e i bisogni di formazione e lavoro dei giovani.
La riflessione ha messo in evidenza l’inefficacia degli interventi disgiunti di investimento economico dalla formazione di capitale umano e sociale, che l’obiettivo dello sviluppo autocentrato non è perseguibile senza politiche di coesione ed un’equa distribuzione delle risorse che coinvolga non solo la dimensione nazionale ma anche quella europea, che la crescita del tessuto associativo culturale e dei diritti non può prescindere da un impegno dell’associazionismo stesso sulle questioni del lavoro, innanzi tutto dei giovani, per fermare l’emorragia dell’emigrazione.
C’è bisogno di più Arci, e la natura culturale e di promozione sociale della nostra associazione può contribuire fattivamente al progresso su diversi fronti di contrasto alle disuguaglianze, povertà, egoismi e frammentazione sociale per la vocazione al cambiamento e la tensione al benessere collettivo.
Superare la narrazione che nega l’esistenza delle disuguaglianze, costruire politiche e strumenti concreti di sviluppo e benessere. A cominciare dall’associazionismo.