La Commissione Lavoro del Senato ha deciso: i cittadini stranieri che volessero richiedere il reddito di cittadinanza dovranno presentare una documentazione rilasciata nel loro paese d’origine.
Ritroviamo in questa indicazione un metodo che ormai ci pare scientifico. Il tentativo è quello di escludere di fatto, attraverso una norma creata ad hoc per non essere portata a compimento, i cittadini di origine straniera dall’accesso a quello che potrebbe essere anche un loro diritto. Era già accaduto qualche mese fa a Lodi dove l’amministrazione è stata condannata dal Tribunale di Milano per discriminazione nel caso delle mense scolastiche, un lieto fine frutto anche dell’indignazione di milioni di cittadini che hanno denunciato una disumana apartheid perpetrata sulla pelle dei bambini.
Non riusciamo a capire come il comportamento discriminatorio condannato appena pochi mesi fa possa essere valido oggi agli occhi dei Senatori della Commissione Lavoro. Ed è evidente che la discriminazione ci sia nel momento in cui a cittadini di diversa nazionalità si richiede una diversa documentazione, più complicata da ottenere, e, non ultima, molto più onerosa solo prendendo in considerazione i costi di viaggio. Un fatto ancor più grave visto che si sta parlando di un provvedimento per combattere la povertà.
Ci chiediamo se per caso dietro a questa ennesima mostruosità anticostituzionale non ci sia il tentativo di esasperare gli animi, di dividere i poveri per alimentare il contrasto sociale, ma anche e soprattutto l’intento di riempire le nostre strade di cittadini di origine straniera indigenti per avere un nemico pronto da dare in pasto alla becera propaganda politica di chi raccoglie voti su questi temi.