Il terzo settore è sotto attacco, per il Paese siamo una risorsa

Il Terzo Settore, laico e partecipativo, ha nella sua specificità sempre posto al centro l’obbiettivo di fare il giusto assieme al bene. Ha da sempre inteso riconoscere la volontà dei cittadini e promuovere emancipazione dei singoli e della collettività. Quello con attitudine ricreativa ha voluto garantire il contrasto alle solitudini e coltivare un pensiero critico. Oggi questa azione vasta e partecipata è sotto attacco, con un ribaltamento valoriale della solidarietà e dell’azione sociale in generale.

 

Di seguito, il testo dell’ordine del giorno votato all’unanimità dal Consiglio nazionale Arci che si è riunito a Roma lo scorso 4 e 5 maggio.

La discussione che in questi giorni si è sviluppata sulle pagine dei quotidiani a partire dal grido di allarme “terzo settore sotto attacco”, che vede coinvolte anche forze con radici culturali/valoriali diverse dalle nostre, non è certo fine a se stessa.

Stiamo assistendo a un progressivo slittamento se non addirittura a un cambio di paradigma valoriale complessivo che affonda le proprie radici lontano e che oggi si rende concreto sia nelle azioni che nei proclami di governo e che si inserisce nella temperie politico culturale del sovran-populismo europeo.

Il tentativo, ormai da lungo tempo in corso, di compressione del ruolo dei corpi intermedi attraverso un rapporto che sinteticamente va sotto il nome di “democrazia diretta”; l’appellativo di “buonista” affibbiato a chiunque metta in primo piano il rispetto delle persone e delle culture differenti; il sospetto che attraverso la parola “business” cala inesorabile sul no profit, nel tentativo di disconoscerne la natura; la criminalizzazione delle associazioni civiche (che vanno sotto il nome di ONG) che fino a tutto oggi viene promossa a suon di proclami.

Tutto questo inizia molto chiaramente ad assumere un profilo e un’ideologia (nel senso di pensiero già costituito e precotto) che vuole imporsi come dominante.

Paradossalmente l’occasione per promuovere questo ribaltamento valoriale è dato dalla tanto discussa Riforma del Terzo Settore.

L’opera di ingegneria legislativa, che riconosce a questo ambito finalmente una legittimità piena, nel suo dipanarsi applicativo ha destato nelle migliaia di organizzazioni e nei milioni di cittadini, lavoratori e volontari, preoccupazione, smarrimento, ansia.

Il Terzo Settore, laico e partecipativo, l’Arci nella sua specificità hanno da sempre posto al centro l’obbiettivo di fare il giusto assieme al bene. Ha da sempre inteso riconoscere la volontà dei cittadini e promuovere emancipazione dei singoli e della collettività. Quello con attitudine ricreativa ha voluto garantire il contrasto alle solitudini (oggi sempre più multiformi), definire una cultura, coltivare un pensiero critico.

Tra i suoi compiti, storicamente come oggi, si è dato quelli di educare, far crescere, informare, approfondire, divertire, ricreare a tutti gli effetti.

Per realizzare tutto questo occorre però considerare la sfera economica quale struttura su cui reggere la sovrastruttura che implica le azioni di cui sopra.

Il sospetto, i guanti di sfida lanciati, le parole aggressive, la semplificazione dei processi, sono il pane quotidiano di questo governo.

Oggi è bene ribadire che la sussidiarietà, su cui si poggia gran parte del welfare e delle opportunità culturali, ha modo di essere efficace solo se organizzata, solo se non è la sola somma di individui, ma si riconosce in un progetto che li accomuna.

Le risorse economiche di conseguenza non sono un dato secondario, ma sono centrali per lo sviluppo di quella Italia Civile che ieri e soprattutto oggi rappresenta l’ossatura della coesione sociale sempre più sottoposta a erosione o attacco. L’economia civile o solidale è un presupposto cardine perché la sussidiarietà circolare trovi modo di concretizzarsi. La pratica dell’autofinanziamento attraverso le attività caratteristiche è da salvaguardare, anche per garantire terzietà, autonomia e soggettività delle associazioni, siano esse di base, che organizzate in filiera.

Il volontario non è un soggetto etereo, impersonale, né un concetto astratto. È pratica, impegno partecipazione.

Oggi la riforma sembra avanzare coi suoi dispositivi, ma è bene sottolineare che i recenti provvedimenti approvati sono solo quelli rimasti chiusi quasi un anno nel cassetto (attività diverse, linee guida bilancio sociale) e quindi risalenti alla precedente legislatura. Mentre ciò che questo governo ha propriamente “generato” è un vero e proprio attacco al Terzo Settore attraverso la soppressione dell’aliquota agevolata dell’IRES e da ultimo lo “Spazzacorrotti”.

Il dato è che questo governo presenta idee abissalmente distanti da quelle solidaristiche e che tale distanza si inizia a misurare con i provvedimenti adottati (e poi spesso ritrattati per incompetenza). Il dato è che questo governo mina, con il sospetto, la fiducia dei cittadini nei confronti di un complesso di organizzazioni che sempre invece avevano raccolto quella fiducia (cfr. dati EURISPES). Mina conseguentemente gli stessi volontari che, tra carichi burocratici e rischi di caratterizzazioni ‘buoniste’, vengono messi all’angolo se non addirittura additati quali esempi negativi.

Il dato è che questo governo stia cercando una conflittualità tra gli oppressi (migranti vs. migranti vs. poveri vs. impoveriti) additando nemici, usando parole di odio, dando sfogo ai bassi istinti; che non pacifica, non costruisce coesione, separa e divide, individualizza, brutalizza, aggredisce.

Per contrastare questa deriva è necessario far sentire la propria voce e chiedere al governo di riconoscere il ruolo fondamentale svolto da tutte le organizzazioni del Terzo Settore, spesso unico baluardo a sostegno della coesione sociale e alla lotta alle diseguaglianze.

L’Arci con il suo milione di soci e il proprio radicamento territoriale può e deve svolgere un ruolo fondamentale in questa direzione.

Il consiglio nazionale di Arci impegna l’Associazione a proseguire nel proprio lavoro di questi mesi, anche nelle reti nazionali e europee di cui è parte per:

  • Riaffermare il diritto alla libera autorganizzazione
  • Difendere i propri storici principi di economia mutualistica e di autonomia
  • Denunciare le disparità che i presupposti di cui sopra sono portatori
  • Ripristinare i principi di partecipazione e di democrazia rappresentativa
  • Rivendicare l’intermediazione come infrastruttura collettiva di contrasto alla solitudine dell’uno che (non) vale uno
  • Considerare l’economia solidale quale asse centrale dello sviluppo armonico della collettività, capace di riequilibrare le diseguaglianze
  • Costruire alleanze con le altre organizzazioni di Terzo Settore per una maggiore incisività alla promozione della cultura solidaristica
  • Mantenere viva la discussione e l’approfondimento su questi temi con le cittadine e i cittadini
  • Rendere praticabili i nuovi bisogni e desideri delle cittadine e dei cittadini restituendo valore e prestigio alle organizzazioni civiche
  • Operare di concerto con altri soggetti per la difesa dello spazio civico in Europa