Ha sottoscritto anche la presidente nazionale Arci Francesca Chiavacci
Dalla stampa nazionale e locale apprendiamo con preoccupazione che la giunta di Todi ha approvato «un nuovo assetto organizzativo della macrostruttura dell’ente» in cui si dispone il trasferimento della direttrice della biblioteca Fabiola Bernardini al servizio Urbanistico.
Fabiola Bernardini è esperta di codicologia, catalogazione di manoscritti e libri antichi; ha valorizzato nel modo migliore il patrimonio culturale della biblioteca tanto che nel 2017 ha avuto una affluenza di oltre 12mila frequentatori in una città che non arriva a 18mila abitanti. Inoltre Todi è una delle 147 città insignite per il 2018-2019 del titolo Città che legge dal Ministero dei Beni e attività Culturali e dal Centro per il libro e dall’Anci. Non riconoscimenti platonici ma corsie preferenziali per bandi che concedono contributi finanziari.
È quindi difficile capire come il suo trasferimento all’urbanistica possa «meglio corrispondere alle esigenze della collettività amministrata». Anzi le motivazioni della Giunta, se pur confuse e contraddittorie, sembrano essere di carattere punitivo. Un pericoloso precedente e un cattivo esempio per chi non marcia allineato e coperto.
Nel novembre scorso la richiesta dell’assessore alla Cultura Claudio Ranchicchio (Direzione nazionale Fratelli d’Italia) e dell’Assessore alla famiglia Alessia Marta (Il Popolo della Famiglia) di avere l’elenco e di spostare alcuni volumi per l’infanzia in sale riservate agli adulti non viene avallata dalla bibliotecaria che presenta l’intera lista dei libri presenti in biblioteca per sottolineare l’assurdità della richiesta. I volumi non graditi dai due assessori sono novelle per bambini acquisiti con fondi regionali legati ad un progetto culturale per introdurre i bambini ad un’ottica di genere.
L’Unesco incoraggia i governi a sostenere le biblioteche pubbliche impegnandosi nel loro sviluppo e nell’indicare i requisiti minimi dei servizi «I materiali devono riflettere gli orientamenti attuali e l’evoluzione della società, così come la memoria dell’immaginazione e gli sforzi dell’uomo. Le raccolte e i servizi non devono essere soggetti ad alcun tipo di censura ideologica, politica o religiosa né a pressioni commerciali».
Il 25 Aprile scorso il sindaco Ruggiano nega il patrocinio del Comune alla manifestazione dell’Anpi e, dalla sua intervista a Il Corriere della Sera del 16 giugno scorso si evince che «la signora Bernardini non è stata trasferita per questi libri. Ma per la direttiva anticorruzione: abbiamo trasferito il 20% dei 120 dipendenti comunali». Sembra che nella biblioteca di Todi più che libri si maneggino soldi. E più avanti: «Questa donna ci ha creato problemi anche il 25 aprile con la manifestazione dell’Anpi». Ma come tutti i cittadini anche la bibliotecaria ha diritto di partecipare a manifestazioni pubbliche in onore della Liberazione.
Da almeno una decina di anni Todi registra l’attività di sigle del conservatorismo cattolico come Le dieci parole, Comitato art. 26, Il Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi tutte fortemente omofobe e conservatrici. La Giunta di destra è composta da assessori di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Popolo della Famiglia e, caso unico in Umbria, di Casa Pound. È in questo contesto che nasce la censura ad innocui libri per ragazzi, il mancato patrocinio del Comune alla manifestazione Anpi o la difesa della giunta da parte del senatore della Lega Simone Pillon che dichiara «puntiamo al rafforzamento delle nostre associazioni da una parte e alla nostra presenza in politica dall’altra». Gli risponde Toni Brandi presidente della Associazione Provita Onlus che orbita nella sfera di Forza Nuova: «I gay chiedono diritti che non gli spettano». Insomma Todi è diventata la capitale dell’omofobia e laboratorio politico per le destre.
Scriveva Hannah Arendt che «…quanto più si sviluppa l’assenza di pensiero nelle grandi masse più possono attecchire delle idee che prima sembravano ridicole e che poi con il passare del tempo diventano prima imperanti e poi mostruose…».
Nel nostro Paese si moltiplicano segnali preoccupanti. Dalla schedatura dei Rom alla costruzione di Cie, alla chiusura dei porti per le navi delle Ong, al respingimento dei migranti fino alla licenza di sparare o ammaccare chiunque s’introduca in una abitazione privata o in luogo di lavoro. Questo di Todi è soltanto un episodio minore, una ricerca di spazio di manovra locale per ottenere consensi agitando paure e parlando alla pancia e non al cervello dei cittadini, una creazione del capro espiatorio causa dei problemi della società. La creazione del diverso sia nero, omosessuale, o zingaro come capro espiatorio su cui addossare le colpe dei problemi del mondo. Non si sa se meravigliarsi maggiormente della censura dei libri e del trasferimento della bibliotecaria di Todi oppure della mancata reazione di vasti settori dell’opinione pubblica dell’Umbria e dell’intero Paese. Adesso è già troppo tardi per arginare questa deriva culturale e politica ma è lo stesso doveroso porsi il problema.
Proprio per ribadire e difendere i valori espressi nella nostra Costituzione i sottoscritti firmatari del presente appello chiedono a tutte le autorità competenti di revocare il provvedimento di trasferimento della dottoressa Fabiola Bernardini e di non demonizzare innocui racconti per bambini strumentalizzati per fini politici.
Elenco completo firmatari sulla pagina fb iostoconfabiola