Un lunghissimo striscione con i nomi delle 33mila uomini, donne e bambini morti alle frontiere europee, viene portato da centinaia di persone lungo la strada che arriva proprio di fronte alla Commissione Europea. Militanti europei ed africani marciano, avvolti in coperte termiche, per ricordare, il giorno prima dell’ennesimo Consiglio che discuterà di difesa ed esternalizzazione, che la società civile non accetta più che i drammi che si moltiplicano alle nostre frontiere restino impuniti. Un minuto di silenzio per ricordare le vittime del mare e del deserto nel cuore delle istituzioni europee. Dopo il silenzio si alzano, sotto la pioggia battente, le voci dei rappresentanti della società civile europee ed africane, di collettivi di sans papiers, dei sindacati che rivendicano una giustizia migratoria ed una giustizia sociale.
Musica e slogan riempiono l’aria.
Il giorno prima della manifestazione è stato il momento del confronto e delle proposte. Incontri internazionali e workshop si sono susseguiti in una struttura nel centro di Bruxelles. Come costruire un’Europa solidale ? Questa la domanda che soggiaceva nel dibattito sul ruolo delle immagini, della lotta sindacale e delle rivendicazioni dei collettivi di migranti ed associazioni. Gli attivisti riuniti a Bruxelles hanno rivendicato sia delle vere vie d’accesso al suolo europeo sicure e legali e l’arresto immediato delle violenze alle frontiere che l’uguaglianza dei diritti per tutte le persone che vivono su suolo europeo, allo scopo di porre fine al dumping sociale.
La volontà di creare dei ponti di azioni congiunte contrasta con la chiusura che caratterizza il Consiglio che comincia oggi sempre a Bruxelles. All’ordine del giorno la costruzione di un sistema di difesa comune e la strutturazione di una politica d’immigrazione centrata sulla dimensione esterna e sul rafforzamento del controllo delle frontiere. Nessuna parola per una soluzione degna al dramma che si sta producendo alle nostre frontiere.