«Buonisti», «aiutateli a casa loro», «prima gli italiani». Sono solo alcuni degli slogan tanto diffusi in questo periodo di cattiveria e machismo istituzionale. Slogan appunto che semplificano un mondo molto più complesso, fatto di vite, di persone e di grandi fragilità. Chi fa parte del Terzo settore non può non fare i conti con un clima che è decisamente peggiorato.
La propaganda tanto cavalcata dalla compagine di governo, troppo spesso ci vede come bersaglio, non per una critica di sistema o di merito, ma solo come elemento utile alla costruzione di un nemico. Ce la stanno facendo. Siamo il nemico per chi esalta la politica della forza, per chi preferisce attaccare i deboli per sentirsi forte. Una politica meschina. E le conseguenze iniziano ad essere pesanti, così come ha scritto su Avvenire la Croce Rossa, con l’avvio dei licenziamenti collettivi e la scelta – come noi – di non partecipare alla nuova gara per l’accoglienza delle persone migranti. Ma la domanda da porre a chi ha creato questa situazione è: dopo che ci avrete eliminato, che avrete distrutto la ‘mangiatoia’, come la definite con disprezzo, credete che le tantissime realtà di marginalità, di povertà spariranno con noi? Purtroppo no.
Non è mettendo in ginocchio l’associazionismo che la società migliora o i problemi svaniscono o ci si occupa dei conti pubblici. L’evidenza piuttosto ci dice il contrario. Sono le organizzazioni di volontariato, sostenute dal lavoro di professionisti, che sostituiscono politiche di welfare poco efficaci o che comunque le rafforzano attraverso quel principio di sussidiarietà che andrebbe valorizzato e non criminalizzato.
L’Arci, nel suo ultimo Consiglio nazionale di pochi giorni fa, ha discusso molto sul tema. Il volontario non è un soggetto etereo, impersonale, né un concetto astratto. Ma, anzi, è sinonimo di pratica, impegno e partecipazione. Il Governo ha ‘generato’ un vero e proprio attacco al Terzo Settore. Ma la cosa peggiore è che si sta minando, con il sospetto e la diffamazione, la fiducia dei cittadini nei confronti di organizzazioni che sempre hanno raccolto stima e sostegno. Si alimenta poi la conflittualità tra gli ultimi, un comportamento che non pacifica, non costruisce coesione, separa e divide, individualizza, brutalizza e aggredisce. Ha ragione Claudia Fiaschi, portavoce del Forum nazionale del Terzo Settore: rappresentiamo un mondo ampio che mobilita il meglio del nostro Paese ma non credo che con questo Governo si possa rimettere al centro dell’agenda politica il nostro settore. Pensare di poter fare a meno di noi è un grave errore. Ma non siamo noi a pagare il prezzo più alto, sono le persone a cui ci rivolgiamo tutti i giorni. Per contrastare questa deriva è necessario far sentire la nostra voce e, cosi come proposto dal Consiglio nazionale dell’Arci, lavoriamo per fare rete e unire le forze. Continuiamo a opporci all’accusa di ‘buonismo’, rifiutiamo l’accezione negativa e l’obbligo di giustificarsi quando facciamo del bene. C’è un gran bisogno – direi urgente – di avere delle buone istituzioni, ma la società ha bisogno anche di buoni esempi e impegno.