Tre teatri (per un totale di 5 sale) e due cinema (per un totale di tre sale) chiusi nell’ultimo anno a Genova oltre a un Cinema teatro che sta per chiudere a fine stagione ed un altro fuso con lo stabile per salvarlo dal fallimento certo.
Non è un bilancio esaltante quello della cultura a Genova. Si pagano disattenzione, scelte politiche sbagliate, scarsa promozione e produzione di base e soprattutto il pedaggio ad un sistema che accentra tutte le risorse sulle grandi sale ed i grandi teatri concentrandosi su una offerta mainstream che però paga dazio anch’essa agli errori con una consistente diminuzione del numero di spettatori.
Come sempre a pagare il prezzo più alto sono le periferie, non necessariamente geografiche: dei tre teatri che hanno chiuso, uno si trovava nell’estremo ponente, e un altro in uno dei quartieri più difficili del centro storico.
Anche l’esperienza del Teatro Altrove (a cui abbiamo contribuito) ha chiuso dopo 5 anni di successi e speranze che non sono stati sufficienti a raggiungere un equilibrio economico. E dopo 5 anni in cui non abbiamo mai avuto il piacere di incontrare o ospitare per una prima l’assessore alla Cultura protempore del Comune, se non dopo l’annuncio della chiusura.
Ci sono tante ragioni per quello che sta succedendo: costi (Siae, ad esempio che per la struttura delle tariffe penalizza i piccoli), manutenzione e sicurezza, assenza di finanziamenti pubblici, assenza di attenzione e cura; e certamente anche errori di valutazione e gestione. Ma anche con la più lungimirante delle gestioni, tenere aperto è una scommessa che ha troppe variabili non controllabili in assenza di una seria politica per la promozione e la diffusione della cultura.
Spostando meno dell’uno per cento dei contributi assegnati ai grandi teatri probabilmente non saremmo qui ad osservare questa strage.
Il crollo di ponte Morandi potrebbe dare il colpo di grazia per altre sale diventate difficilmente raggiungibili; ma di questo non si parla. E in tema di promozione culturale, dovremmo cominciare a dire che la cultura non esiste solo come veicolo di promozione turistica. Che cultura è anche promozione dell’arte e non solo rappresentazione, che non meritano supporto solo le iniziative che attraggono turisti, che è un vero delitto finanziare con novantamila euro (come intendeva fare il Comune) il Monster festival per halloween e lasciare morire tutte quelle realtà che con questi soldi avrebbero sostenuto la programmazione di anni e non di una sera sola.
Senza smontare il dogma per cui i risultati si misurano solo in termini di affluenza, non c’è futuro neanche per i grandi teatri.
Infatti le piccole sale spesso funzionano come incubatore e promozione per artisti meno noti, che grazie a queste accedono alle sale maggiori; se mancano queste palestre (per gli artisti ma anche per il pubblico) manca il ricambio degli artisti e del pubblico.