La Cultura è la Cura, il progetto finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (avviso n.2/2020) e che vede Arci Nazionale come capofila, ha preso il via anche a Bolzano.
Forti della volontà di riattivare il Circolo Culturale Masetti di via Resia, affinché questo torni a rianimare il quartiere Don Bosco, e sia, nel quadro del progetto, un CISM (Centro di innovazione e mutualità), abbiamo coinvolto nei laboratori di La Cultura è la Cura, in prima battuta, le nuove generazioni.
In questo senso, dopo un primo incontro dedicato all’innovazione socioculturale e alla rigenerazione dei luoghi, abbiamo presentato al gruppo di giovani il progetto. Con loro abbiamo condiviso e riflettuto sugli obiettivi e sul significato dei laboratori, introducendo il concetto di CISM e rendendoli attori partecipi e consapevoli del processo di riattivazione.
Il primo laboratorio è stato dedicato quindi alla storia del quartiere. Raccontare e ripercorrere con i ragazzi le fasi storiche del quartiere Resia – Don Bosco permette di accendere nelle nuove generazioni la scintilla di un ragionamento sull’importanza della memoria storica, ma anche di fornire loro degli strumenti di analisi del contesto sociale, antropologico e culturale.
Un laboratorio frontale ma interattivo: i ragazzi hanno scoperto la storia del quartiere attraverso fotografie e filmati. Negli anni ’30 ad abitare le case popolari del Rione Littorio erano gli operai veneti e trentini, venuti a italianizzare la regione, mentre intorno agli anni ’40 la zona, ampliata, al Rione Dux, era caratterizzata dalle casette bi- e quadri-familiari. Impresse nella storia della città come Semirurali, le casette sono state ufficialmente abbattute negli anni ’80.
Le fotografie e i filmati mostrano lo sviluppo architettonico ma soprattutto le persone. Le loro abitudini, la vita quotidiana, i punti di aggregazione di un tempo come la chiesa, l’orto e la scuola, ma anche il cortile e la strada, hanno immerso i giovani nei racconti del passato, riportandoli in una dimensione in bianco e nero.
Dal passato al presente, l’identità del quartiere si raccoglie e si scioglie nelle persone: negli operai impiegati nelle fabbriche di un tempo e nei nuovi cittadini che adesso abitano i condomini. Uniti da storie di immigrazione, si rispecchiano gli uni nelle storie degli altri.
IL DURCHGANGSLAGER DI BOLZANO
Fondamentale luogo della storia e della memoria del quartiere è il campo di transito di Bolzano, in via Resia. Attivo dal luglio del 1944 ai primi di maggio del 1945, raccoglie il testimone dal campo di Fossoli ed è gestito da violente SS. Prigionieri, al suo interno, soprattutto gli oppositori politici, che sviluppano però anche una forte e importante rete di resistenza.
Con lo smartellamento del Campo di Bolzano, intorno agli anni ’60, il quartiere e la città perdono un fondamentale pezzo di storia e di memoria. Solo il recente recupero del valore storico del luogo – di cui sopravvive solo un muro, originale – attraverso targhe commemorative e un’installazione luminosa su cui scorrono, ininterrottamente, i nomi dei prigionieri, offrono alla cittadinanza il ricordo dell’anticamera di orrore nazista di Bolzano.
IL CIRCOLO CULTURALE WALTER MASETTI
Nato a Sala Bolognese nel 1910, è attivo, anche durante il ventennio, in massicci movimenti antifascisti. Attivista nel PCI, continua la sua lotta nonostante gli arresti e i periodi in prigione. Partigiano in Alto Adige durante la guerra di liberazione, viene catturato a Bolzano e internato, tra il 1944 e il 1945, nel campo di concentramento di Mauthausen. Muore nel campo satellite di Gusen il 20 febbraio 1945. Il circolo operaio e culturale di via Resia, che porta ancora il suo nome, è stato punto fondamentale di aggregazione per gli abitanti del quartiere fino ai primi anni 2000.