Nacque il 23 ottobre del 1920, uno dei maggiori rappresentanti della parola italiana: Gianni Rodari. Ha accompagnato e ancora accompagna l’infanzia di molti, dando a ciascuno la possibilità di esplorare e comprendere con estro e leggerezza il mondo del quotidiano. L’anno prossimo sarà il centenario dalla sua nascita.
Ma perché ricordare Gianni Rodari? Perché è il migliore manifesto culturale della nostra Italia, perché ha dedicato la sua vita a rendere i bambini più consapevoli e felici tramite fiabe fantastiche e racconti straordinari, perché ci ricordava che ridere è importante. Che la curiosità per la conoscenza rende liberi e felici. Al contrario della presunzione e l’arroganza.
Nel Libro dei perché del 1980, alla domanda perché studiare, rispondeva: «Per conoscere il mondo e per farlo diventare più bello e più buono. Attenta, però: non si studia soltanto sui libri. Mi ricordo di un Topo che viveva in biblioteca e amava tanto l’istruzione che si mangiava due libri al giorno. Una volta trovò in un libro l’immagine del Gatto e subito dopo la divorò. Mentre digeriva tranquillamente, convinto di aver distrutto il suo nemico, il Gatto in carne e ossa gli saltò addosso e ne fece due bocconi. Tra un boccone e l’altro, però, si fermò per dire – Topolino mio, bisognava studiare anche dal vero». Ecco chi era Gianni Rodari, uno che voleva trasportare nel reale i bambini (e gli adulti). In quello stesso mondo di cui odiava le ingiustizie sociali, credeva che la cultura dovesse contribuire a migliorarlo. Una convinzione che abbiamo anche noi, perché la cultura, l’approfondimento sono condizioni che creano emancipazione e crescita. Per tanti motivi dobbiamo ringraziare Gianni Rodari e in questo lungo anno che ci accompagnerà ai suoi 100 anni cogliamo l’occasione per leggerlo e – insieme a lui – ridere e riflettere.