Fascismo (io lo chiamo così) è anche censurare un libro, imbavagliarlo, cercare di impedirne la presentazione in una città.
Se il nazismo i libri scomodi li bruciava, i neo-nazifascisti di Verona – sdoganati dal clima alimentato in Italia dai sovranisti di governo – hanno perso ogni pudore e si ergono, oltre a censori letterari, a guardiani delle mura da difendere. In questo caso dall’onta del mio libro-inchiesta “NazItalia” (che parla anche della Verona nera). I manganellatori, quelli che l’hanno ribattezzato “InfamItalia”, non sopportano che il 26 giugno vada a presentarlo in una sala pubblica di fronte allo stadio Bentegodi, feudo degli ultrà della svastica e di Rudolf Hess (dai loro cori). “Lo impediremo”, ringhiano schiumando insulti e minacce. Forza Nuova ha annunciato una mobilitazione “anche fisica”. Andrea Bacciga, consigliere comunale, vicepresidente della Commissione cultura, ha lanciato una petizione per bloccare la serata. Il sindaco tace (acconsente?). Accade a Verona, Italia, Europa. Nel 2019. Per un libro. Quanto costa la democrazia?