Arci Lecce Solidarietà, Arci Nazionale ed “Italiani senza cittadinanza” ospiti degli studenti in un’assemblea d’istituto sul tema
Questa mattina presso il Liceo Scientifico “Giulietta Banzi Bazoli” di Lecce si è tenuta un’assemblea d’istituto sul tema della legge sulla cittadinanza.
Un momento di approfondimento voluto dagli studenti che, già lo scorso 5 febbraio, si erano dimostrati sensibili all’argomento prendendo parte al volantinaggio promosso dall’Arci in occasione dei 30 anni dall’entrata in vigore dell’attuale normativa.
Con la dirigente scolastica Antonella Manca, che ha ricordato l’importanza di combattere la superficialità sul tema sin dall’ambiente scolastico, andando oltre le posizioni politiche, sono intervenuti Filippo Miraglia, responsabile delle Politiche per l’immigrazione per “Arci Nazionale”, Omar Neffati, di “Italiani Senza Cittadinanza”, ed Umberto Cataldo, dell’Ufficio Cultura di “Arci Lecce Solidarietà”.
Dati alla mano, si è parlato della necessità di una riforma tempestiva. Filippo Miraglia ha ricordato come l’attuale normativa “divide, separa, crea estraneità e disagio sociale. Il nostro stato”, ha spiegato, “acuisce i conflitti che i ragazzi si trovano ad affrontare in un’età già di per sé conflittuale come quella adolescenziale. Non solo: questa normativa, nata già vecchia, costruisce da decenni un noi ed un loro che mette intere generazioni di giovani, nati e cresciuti in Italia, in situazioni di difficoltà, finendo per allontanarli da quello che è il loro paese. I fallimenti dei tentativi di riforma della legge degli scorsi anni dimostrano, ancora una volta, come il nostro paese non sia ancora in grado di investire sul futuro”.
Con la preziosa testimonianza diretta di Omar Neffati, della rete “Italiani senza cittadinanza”, si sono toccati con mano gli effetti della n.91 del 1992: “Una legge che orienta le scelte di chi, come me, dopo una vita trascorsa in Italia, è costretto a dimostrare di essere italiano. È costretto, al compimento dei 18 anni, a dare qualcosa in più per poter avere non la cittadinanza, ma addirittura solo un permesso di soggiorno. Se libertà è partecipazione”, ha sottolineato Neffati, “allora non mi sento libero, perché non posso partecipare. Non posso votare. Non posso prender parte ai concorsi pubblici. Non posso viaggiare come gli altri. Non ho le stesse opportunità. Sono italiano, ma sono vincolato al passaporto dei miei genitori, ad una nazionalità e ad un paese, quello della mia famiglia, di cui conosco poco e nulla. Siamo nati e cresciuti in Italia ma, a causa di questa normativa, ci sentiamo intrappolati in casa nostra”.
L’attenzione degli studenti ed il loro intervento finale han fatto dell’assemblea un momento di partecipazione ampia, anche a dispetto della modalità a distanza cui alcune classi dell’istituto sono state costrette dal Covid.
L’impegno ad approfondire temi di importante attualità come questo va in scia al nome dello stesso Liceo. Umberto Cataldo ha ricordato, infatti, che Giulietta Banzi Bazoli, insegnante di francese vittima della strage di piazza della Loggia a Brescia, sosteneva che “bisogna sapere da che parte si sta”, perché se non sai chi sei non sai dove vuoi andare. Studiare, approfondire, imparare a conoscere, a pensare, fa parte di tutto questo, ed è la strada giusta per lasciarsi alle spalle ingiustizie radicate nel tempo, che diventano triste normalità.
Oggi, tre decenni dopo l’entrata in vigore della legge sulla cittadinanza, ancora tantissimi giovani lasciano l’Italia da stranieri dopo avervi trascorso infanzia e adolescenza, e pur essendo questa, per loro, l’unica patria. Altrettanti, invece, vi restano, costretti a vivere una realtà che crea ancora cittadini di serie A e cittadini di serie B.
La legge sulla cittadinanza va riformata subito perché la cittadinanza è un diritto e non può e non deve mai essere un premio.