Le sottoscritte organizzazioni indipendenti dei diritti condannano il comunicato della Commissione nazionale elettorale che ha dichiarato la schiacciante vittoria di Abdel Fattah al-Sisi, che ha ottenuto un altro mandato con il 97% dei voti.
La Commissione ha perso la sua legittimità democratica osservando un processo elettorale che si è trasformato in una debacle a causa della peggiore brutalità politica e securitaria mai vista in una elezione egiziana dal 1952. La pervasività della violenza, repressione, intimidazione e persecuzione – diretta contro i potenziali candidati, i votanti e i media – ha reso queste elezioni illegittime, e i suoi risultati non possono essere riconosciuti.
La vittoria di al-Sisi è il risultato di una campagna di rappresaglia, cominciata nel dicembre scorso, diretta contro tutti i candidati che costituivano anche la più piccola minaccia a un altro mandato per l’attuale presidente. Tutti i potenziali concorrenti sono stati eliminati con la prigione (arresti domiciliari o prigione militare) e con le minacce e altre forme di intimidazione inclusa la violenza. Chiunque abbia provato a chiedere il boicottaggio delle elezioni o a mettere in discussione la loro correttezza è stato colpito dalla rappresaglia da parte dell’apparato di sicurezza del presidente, e da una rabbiosa campagna diffamatoria. Allo stesso tempo, la procura ha aperto indagini contro le forze di opposizione o – come il procuratore le ha definite – le «forze del male».
La Commissione elettorale ha reso illegittime le elezioni eliminando il diritto degli egiziani di esprimere liberamente le loro opinioni, incluso il diritto di non votare, minacciando di multare chi si sarebbe astenuto.
La Commissione ha manipolato appelli al nazionalismo e alla religione, ha mobilitato forzatamente i votanti nelle imprese statali e pubbliche, e sanzionando i quotidiani che hanno dato conto della bassa affluenza al voto e dell’esplicita compravendita dei voti.
La Commissione non ha fatto nulla per ottemperare alla sua responsabilità morale di proteggere le elezioni presidenziali dalla brutalità degli apparati di sicurezza, nonostante gli appelli di molti potenziali candidati a farlo. È intervenuta solo per penalizzare i media che hanno dato conto anche di una piccolissima parte dei crimini politici senza precedenti commessi per puntellare la messinscena di una elezione.
Anche i media sono stati colpiti da una grave repressione e ritorsione da parte dello stato. Il Consiglio Supremo dei Media ha punito coloro che traducevano o riportavano critiche sul processo elettorale pubblicate sulla stampa straniera. Il Servizio di informazione di Stato ha preteso che siti stranieri rimuovessero articoli. E tutto questo è accaduto in un contesto nel quale i media sono stati di fatto nazionalizzati dalle forze di sicurezza; dove i giornalisti sono regolarmente arrestati, i corrispondenti stranieri deportati, i media e la stampa straniera demonizzata.
L’assalto ai difensori dei diritti umani continua senza sosta, con molti arresti in connessione al caso 173/2011 contro l’uso di fondi stranieri. C’è stata una impennata di emissione ed esecuzione di condanne a morte insieme con la corruzione del sistema giudiziario egiziano e l’erosione della sua indipendenza; condanne spesso ottenute attraverso l’uso sistematico della tortura e processi ingiusti davanti a tribunali militari.
Sulla scia delle elezioni, gli ambienti vicini al presidente pare stiano preparando un emendamento costituzionale che permetterebbe mandati presidenziali senza limiti, per dare la possibilità ad al-Sisi di governare per sempre. E questo aumenta il timore di molte organizzazioni dei diritti: rendendo impossibile il trasferimento del potere in modo pacifico, il dissenso e la protesta pacifica, il governo egiziano sta rendendo più probabile il trasferimento violento del potere e la contestazione violenta – alimentando ulteriormente l’estremismo e il terrorismo, e la destabilizzazione dello stato.
Riconoscere i risultati di questa elezione illegittima equivale ad avallare almeno altri quattro anni di repressione, estremismo politico e terrorismo.
Firmatari
• Cairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS);
• Nadeem Center for the Rehabilitation of Victims of Violence and Torture;
• Andalus Institute for Tolerance and Anti-Violence Studies (AITAS);
• Egyptian Front for Human Rights