Dichiarazione di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci e Davide Giove, presidente Arci Puglia
Il Consiglio dei Ministri ha impugnato, su proposta del Premier Gentiloni, la Legge sulla Partecipazione della Regione Puglia n. 28 del 2017. Secondo il CdM, infatti, alcune norme contenute nella legge prevedono strumenti di partecipazione regionale che, in quanto di interesse nazionale, sarebbero di competenza legislativa statale.
In attesa di conoscere i dettagli del testo ci sono alcuni aspetti che ci lasciano immediatamente perplessi a partire dal tempismo con cui il Consiglio dei Ministri ha impugnato la Legge, ovvero a qualche ora dall’inaugurazione della 81ª Fiera Del Levante di Bari, tradizionalmente aperta dal discorso del Premier e il cui padiglione della Regione Puglia è quest’anno dedicato proprio al tema della Partecipazione. Ci sono inoltre degli aspetti di merito che non ci convincono ed in particolare la forte similarità delle norme impugnate con il testo della legge regionale vigente in Toscana, ad oggi ritenute perfettamente legittime. Ci chiediamo infatti perché il dibattito pubblico regionale sulle grandi opere debba essere possibile in un’altra regione e non in Puglia.
Ma è il dato politico quello che più di ogni altro ci preoccupa. La Legge sulla Partecipazione approvata in Puglia non è, come troppo spesso si tende a banalizzare nel dibattito pubblico, la legge del Presidente della Regione Michele Emiliano. Essa, certo, fa parte del suo programma di governo, ma è nata attraverso un lungo percorso che ha coinvolto migliaia di cittadine e cittadini pugliesi con azioni non formali e formali. Anche l’Arci, attraverso la propria struttura regionale, ha partecipato a questa esperienza di ascolto e proposta e ha contribuito alla co-costruzione del testo tanto durante gli eventi partecipativi diffusi quanto in fase di emendamento ufficiale della proposta nelle audizioni della commissione del Consiglio Regionale.
Ci auguriamo che il dialogo tra la Regione Puglia e il Governo riprenda, anche su questo tema, con rinnovato vigore. Nell’epoca dei populismi, della disaffezione dalla politica e della sfiducia nelle pratiche di cittadinanza attiva uno strumento di dibattito pubblico come la Legge 28/17 della Puglia ci pare assolutamente da difendere e non da considerare come un fastidioso ostacolo. La partecipazione, quando non è improvvisata, è un processo complesso e lo sforzo di regolamentarne strutturalmente ed efficacemente il percorso merita tutta l’attenzione di cui il nostro Paese è capace, a partire dagli enti locali coinvolti fino al Governo centrale.
L’Arci è definita spesso corpo intermedio e sebbene questa legge apra alla partecipazione anche disintermediata nel senso più tradizionale, abbiamo scelto di non considerarla come una minaccia ma per quello che realmente è: una grande occasione per rimettere al centro i cittadini attraverso emancipazione e consapevolezza.
Roma, 9 settembre 2017