Solo 4 giorni sono trascorsi dal vertice di Berlino.
La speranza iniziale è presto diventato il ricordo di un fallimento. Ieri mattina, poco dopo le 10, almeno 6 razzi di fabbricazione russa sono stati lanciati dalla milizia di Khalifa Haftar contro l’aeroporto di Tripoli.
Mitiga è l’unico scalo rimasto aperto nella capitale, è sul mare, praticamene dentro la città. Inoltre gli impianti di petrolio rimangono chiusi da sabato. Haftar ha iniziato il blocco a partire da venerdì notte e ancora con ci sono segnali di una ripresa.
Ieri, dopo che la Francia aveva bloccato una dichiarazione comune di condanna fra europei e Stati Uniti, anche la Gran Bretagna ha criticato il fermo del petrolio.
Ma in serata è arrivata anche una presa di posizione importante, quella dell’Unione europea: la delegazione Ue a Tripoli (rischierata a Tunisi), «in accordo con le ambasciate dei Paesi dell’Unione europea accreditati in Libia, è profondamente preoccupata che la Noc (la compagnia petrolifera nazionale, ndr ) sia stata costretta a sospendere le attività in importanti impianti petroliferi nel Paese e chiede la ripresa immediata delle operazioni della Noc».
Tutte attività e dichiarazioni che confermano: Haftar continuerà a combattere, nonostante la tregua chiesta da Russia e Turchia e nonostante il vertice di Berlino.