Rassegna itinerante di cinema del reale
“L’Italia che non si vede” è uno dei progetti principali di Ucca che, in stretta collaborazione e col sostegno di ARCI, anno dopo anno, cerca di perfezionarsi sulla base dell’esito delle edizioni precedenti e del contributo all’ideazione da parte dei circoli.
Il criterio secondo cui si cerca di costruire la rassegna è quello di dare visibilità al cinema italiano indipendente di qualità trascurato dalla distribuzione commerciale e a temi di rilevanza sociale spesso non adeguatamente raccontati (o banalizzati) dai media mainstream.
La selezione di quest’anno è di alto profilo e propone 12 lungometraggi invitati ai principali festival internazionali, da Cannes a Venezia, dalla Festa del Cinema di Roma, al Biografilm, al Festival dei Popoli.
Tra fiction e documentari, i dodici titoli toccano molti dei temi centrali della temperie culturale di questi anni: il dramma dei migranti che affrontano la rotta balcanica (Europa), il diritto alla casa della piccola comunità dell’Idroscalo di Ostia (Punta Sacra) e la faticosa coabitazione degli 450 occupanti di un palazzo di Santa Croce (Spin Time – che fatica la democrazia!), lo smarrimento del sistema scolastico nei percorsi di vita di un ex docente e dei suoi alunni (L‘acqua, l’insegna la sete – storia di classe), il ritratto del Paese osservato attraverso gli occhi degli adolescenti, tra aspettative e timori (Futura). La pandemia, nel suo momento più cruento, è descritta con pudore e straordinaria empatia in Io Resto, vincitore del Biografilm, e in modo più scanzonato dai Naviganti di Daniele “Donpasta” De Michele, sul senso di inutilità e frustrazione provato da artisti e creativi durante il lockdown. La Storia, con la S maiuscola, è il tema de L’occhio di vetro, indagine di Duccio Chiarini sul passato della sua famiglia e del fascismo rimosso che l’ha caratterizzata durante il Ventennio e di Allons Enfants, sul pattugliamento e la sorveglianza contro il nemico invisibile costituito dal terrorismo islamico. Non poteva mancare il manifesto ambientale Man Kind Man, focalizzato in particolare sull’inquinamento delle acque marine. E infine due titoli pluripremiati che affrontano tematiche care al nostro pubblico più giovane, ma che allo stesso tempo hanno un enorme impatto sociale. Game of the Year è un ritratto generazionale che affronta il mondo dei videogiochi, raccontato attraverso le storie dei creatori, dei giocatori professionisti e dell’intera industria dell’intrattenimento. Disco Ruin è invece un viaggio visionario che analizza l’ascesa e il declino dell’Italia del clubbing, quattro decenni in cui la discoteca ha prodotto cultura, arte, musica e moda.
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