loversview_raccagni.stimoli.jpgDal 20 al 24 aprile si è svolto a Torino il Lovers Film Festival, 33^ edizione del festival a tematica LGBTQI fra i più longevi d’Italia. Per il secondo anno consecutivo Ucca è stata partner del LFF, diretto dal 2017 da Irene Dionisio, raddoppiando in questa edizione i fronti della collaborazione grazie alla sinergia con Arci Torino: oltre al premio al miglior documentario (Real lovers), siamo stati fra i sostenitori della prima giornata, in Italia, dedicata all’industrydel cinema LGBTQI, che ha visto momenti di discussione aperti al pubblico e, nel pomeriggio, incontri one-to-one fra autori e produttori.

A ciò va aggiunto il workshop di approfondimento Strategie di (r)Esistenza. Il visibile nell’arte, ideato e coordinato dall’associazione Altera, che ha visto l’intervento delle artiste Titta Cosetta Raccagni e Barbara Stimoli e il racconto della ricerca artistica di Pornopoetica, progetto di cui hanno portato al LFF la performance Camera oscura.

L’attività che più ci ha impegnati operativamente, tuttavia, è ancora un’altra: le Lovers view, interviste video realizzate dalla redazione di Altera agli ospiti del Festival. Queste ci hanno permesso di incontrare e confrontarci con personalità come, fra gli altri, Concita De Gregorio, Monica Cirinnà e Platinette, senza trascurare ovviamente i registi presenti al Festival, da Robin Campillo in avanti, scoprendo talvolta diverse dimensioni degli intervistati – ad esempio la preparazione e la lucidità di Immanuel Casto, icona pop ma non per questo ristretta nello stereotipo gay – e soprattutto scendendo in profondità nel discorso culturale che porta avanti il Lovers FF.

La ‘diversità’ è una delle parole chiave di questa edizione, con i pro e contro che porta con sé: in Italia il dibattito è ancora, o forse di nuovo, troppo indietro, con il ritorno di termini come ‘tolleranza’ e ‘accettazione’ all’ordine del giorno, e l’assenza assordante di altri come, ad esempio, intersezionalità, concetto che nonostante i suoi ventinove anni di storia alle spalle è pressoché sconosciuto nel nostro paese.

Tuttavia qualcosa si muove: è stato presentato lunedì scorso, nel programma del LFF, il progetto documentaristico Inter(sectional) views che si pone il preciso obiettivo di sensibilizzare sul tema dell’intersezionalità ed è realizzato da cinque creativi con basi in Italia (Torino) e Regno Unito (Londra), fra i quali Stefano Stefanini, che abbiamo potuto intervistare e ha insistito sui pericoli della sovrapposizione di diverse identità sociali e delle relative possibili discriminazioni, oppressioni o dominazioni.

industry_01.jpgIn generale l’edizione 2018 del LFF è stata all’insegna del pop e dell’attrattività per il grande pubblico: lo testimonia la presenza di Francesco Gabbani alla serata di apertura, oltre a quella di Pif, componente della giuria lungometraggi, che ha regalato un momento di animata discussione in sala sul tema dei Pride. Un argomento di riflessione sottinteso all’intero Festival, allora, è forse proprio questo: che equilibrio tenere fra l’obiettivo di conquistare nuovo pubblico alle questioni che ci stanno a cuore, lavorando sull’accessibilità e la divulgazione delle stesse, e la necessità di conservare la complessità dei ragionamenti sottesi, irriducibili a semplificazioni che rischiano di svuotarli – e questo vale non solo per i diritti LGBTQI ma per i diritti in generale (civili, culturali, sociali, politici). Sicuramente esiste un modo per far crescere il pubblico, l’audience per usare un inglesismo in voga, non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi: la questione è sfidante, ma è responsabilità di operatori culturali e attivisti, ognuno con le specificità del proprio ruolo: individuare una prassi che tenga presente questo obiettivo e la giusta direzione nel rapporto con il proprio pubblico di riferimento.

Durante il panel sulle ‘distribution opportunities for LGBTQI cinema’ della giornata Lovers goes industry citata sopra, Giorgio Lisciandrello del Sicilia Queer Festival ha parlato della necessità di costruire le ‘pre-condizioni’ per la fruizione di certo cinema: in questo senso è centrale l’educazione del pubblico per la stessa produzione cinematografica, e i festival, accanto ad altri strumenti più direttamente formativi, ricoprono un ruolo importante anche in ciò, rendendo visibili opere non distribuite altrimenti e associandovi momenti di approfondimento, in sala o al di fuori, per poterle leggere al meglio.

In ultimo, il vincitore di Real lovers: Beyond the opposite sex di Bruce Hensel ed Emily Abt (USA, 2018, 89’), premiato dalla giuria composta da Lucia Mascino, Davide Scalenghe e Margherita Giacobino, è un documentario che riprende, a quattordici anni di distanza da The opposite sex e dai processi di transizione lì raccontati, il filo delle vite di Rene e Jamie, in tutti i loro aspetti: ricco di spunti, merita ampiamente questo riconoscimento.

Per tutti gli altri premi

Lovers View (ancora in fase di pubblicazione):

 

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