ROMA, 29 DICEMBRE 2022 – La legge di Bilancio del governo Meloni è iniqua e sbagliata, una manovra che denota una distanza siderale dai problemi reali del paese, che favorisce gli evasori e colpisce i più deboli, che impoverirà ancora di più chi è povero e garantirà i privilegiati.
Pensare che il problema dell’Italia sia il reddito di cittadinanza – che vorremmo invece vedere esteso anche ai migranti – è una cosa che fa ridere soltanto a citarla, se non fosse che avrà delle dolorose ricadute in un paese dove sei milioni di persone hanno raggiunto la soglia della povertà, delle quali 1.400.000 sono minori.
L’assalto al reddito di cittadinanza, eliminando anche il requisito della congruità per un’offerta di lavoro da sottoporre ai beneficiari del sussidio, è vergognoso. Chi riceve il reddito di cittadinanza lo perderebbe rifiutando una qualunque offerta, anche per un lavoro per il quale non è formato, per uno stipendio ridicolo o per un posto lontanissimo da dove vive. Uno schiaffo alla dignità del lavoro e a chi si trova in condizioni di difficoltà e un favore agli sfruttatori.
Come Arci continuiamo invece a sentire la necessità di guardare agli ultimi, ma anche ai lavoratori e ai pensionati impoveriti, ai precari, ai giovani, alle donne, agli immigrati, per difendere dei valori non barattabili, a partire dai diritti e dalla tutela dei più deboli.
Ci impegneremo ancora di più nei prossimi mesi ad aprire i nostri circoli a chi perderà il reddito di cittadinanza, perché la povertà non è una colpa. A mobilitarci perché non venga cancellato. A fare ancora più attenzione nei territori alle comunità e alla solitudine delle persone, che alimenta fobie e intolleranza. A contrastare le disuguaglianze con la socialità, il mutualismo, la solidarietà.
Con la cura e la prossimità, gli strumenti dell’associazionismo e del volontariato, di quel Terzo settore burocratizzato negli ultimi anni e troppo spesso colpevolmente dimenticato dalle istituzioni, come da ultimo nella manovra del governo Meloni.