ROMA, 7 LUGLIO 2023 – Arci è intervenuta ieri al Parlamento europeo nel corso dell’incontro con i rappresentanti delle Nazioni Unite invitati per la prima a un incontro congiunto delle Commissioni parlamentari per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e i diritti umani per presentare i dati del report sulla situazione dei diritti umani in Libia (Fact Finding Mission in Libya Report) pubblicato il il 27 marzo scorso.
Il report è stato seguito da un silenzio quasi totale, nonostante dica che in Libia sono commessi crimini contro l’umanità, e menzioni esplicitamente la responsabilità dell’UE e degli Stati nel finanziare le guardie costiere e le autorità libiche che sono colpevoli di questi crimini.
Oltre le Nazioni Unite, gli altri ospiti eravamo noi di ARCI, per mostrare la situazione attuale rispetto alla collaborazione tra UE e Italia e Libia e i drammatici effetti sui diritti fondamentali delle persone intrappolate in Libia.
Nell’ambito del programma di supporto alla guardia costiera libica – ha ricordato l’Arci nella sua audizione – il 23 giugno sono state cedute altre 2 motovedette. Questo nonostante le autorità direttamente finanziate e che ricevono il supporto europeo e italiano sono corpi afferenti il ministero dell’Interno (la GACS e il Dipartimento per contrastare l’immigrazione illegale) e la cosiddetta guardia costiera libica, afferente al ministero della Difesa, enti che nel rapporto delle Nazioni Unite vengono individuati come tra i responsabili dei crimini contro l’umanità commessi nel paese a danno di donne, uomini e minori.
Se non bastasse – ha affermato l’ Arci – da anni ci sono evidenze che la cosiddetta guardia costiera è coinvolta in attacchi documentati contro le ONG SAR, contro imbarcazioni civili e mercantili e contro i migranti. Violazioni che si sono compiute esattamente nel corso dell’attuazione del progetto finanziato dall’UE e sotto la gestione del Ministero dell’Interno italiano.
La Commissione europea – ha sottolineato ancora Arci – sostiene che l’obiettivo del progetto è quello di fermare i trafficanti che operano in Libia, ma le autorità che ricevono i finanziamenti sono le stesse ad essere in collusione con i trafficanti, come da tempo è stato denunciato e ora confermato dalle Nazioni Unite. “La Missione – si legge infatti nel report – ha trovato che sono stati commessi crimini contro l’umanità nei centri di detenzione e in relazione alle intercettazioni in mare, respingimenti e rimpatri”.
La missione ha chiesto all’UE di “rispettare il principio di non respingimento e cessare ogni sostegno diretto e indiretto agli attori libici coinvolti in crimini contro l’umanità e gravi violazioni dei diritti umani contro i migranti, come la Direzione per la lotta alla migrazione illegale, l’Apparato di sostegno alla stabilità e la Guardia costiera libica; e di attuare una politica migratoria che sia in conformità con il diritto internazionale e con il Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare.
Dopo tutto questo come Arci torniamo a chiedere: come possono la Commissione europea e l’Italia continuare a fingere che le autorità libiche siano considerate “partner affidabili” a cui delegare il controllo del Mediterraneo, e lasciare nelle loro mani migliaia di vite?