ROMA, 7 OTTOBRE 2020 – La morte di Abou, il 15enne soccorso in mare e morto all’ospedale di Palermo dopo due settimane di quarantena sulla nave Allegra, è una tragedia che si poteva evitare. L’Arci ha sempre sottolineato come le persone soccorse in mare devono essere fatte sbarcare in un porto sicuro nel più breve tempo possibile, permettendogli di trascorrere la quarantena in strutture adeguate.
La quarantena a bordo delle navi è infatti una risposta sbagliata ad un problema che va affrontato diversamente. Le persone che arrivano andrebbero distribuite in piccoli centri diffusi sul territorio sia per la quarantena preventiva che per eventuali quarantene in caso di positivi al Covid-19.
Mettere insieme sulle navi centinaia di persone, oltre ad essere un errore, va contro i protocolli che si usano ovunque, come hanno detto più volte illustri virologi. Lo è ancora di più nel caso di Abou, un minorenne che non andava tenuto su una nave in una situazione di promiscuità con gli adulti.
Per questo l’Arci ha presentato un ricorso nei mesi scorsi contro il Dpcm che dichiarava quelli italiani porti non sicuri solo per le navi non italiane e stiamo aspettando la sentenza del Tar del Lazio.
Lo abbiamo fatto proprio perché pensiamo che l’idea di tenere lontano dalla terraferma i naufraghi è profondamente sbagliata. E la morte di Abou ne è l’ennesima, tragica conferma.