Il primo numero del quotidiano Il Riformista, di cui sono vicedirettora, ha aperto con questo titolo «Naufraghi: se non c’è più Salvini inutile salvarli». È evidentemente un titolo polemico, contro l’attuale governo che ha lasciato la nave Ocean Viking per 11 giorni in mare: 104 persone a bordo (tra i quali 41 ragazzini, due neonati e due donne incinte) non hanno potuto sbarcare per tutto quel tempo.
Esattamente come accadeva con il precedente ministro dell’Interno. Il giorno in cui siamo usciti con questa provocazione, la situazione si è per fortuna sbloccata e le persone a bordo sono potute scendere. È però arrivato il momento che il governo giallorosso faccia un salto in avanti rispetto alle politiche migratorie, cambiando passo rispetto a un recente passato in cui, lo scontro politico, si è giocato sulla pelle di uomini e donne già stremati.
L’occasione è immediata: si tratta di non firmare gli accordi sulla Libia e di ripensare il rapporto con le Ong. Le organizzazioni non governative, criminalizzate dai precedenti governi, sono una grande risorsa umana, logistica, politica.