Nella Giornata Internazionale per la tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili, L’Onu ricorda un dato drammatico: 200 milioni di donne, ancora in vita, che hanno subito questa pratica barbara, 44 milioni delle quali hanno meno di 14 anni.
La maggior parte di loro si trova in Somalia e in Guinea. Un’usanza, se così possiamo chiamare questo atto da macellai, che non accenna a fermarsi nonostante le molte iniziative e la presenza negli obiettivi delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. La rimozione mediante una lama della clitoride non soltanto costringe le donne a una totale assenza di appagamento sessuale per tutta la vita, ma porta anche a infezioni, infertilità e altre complicazioni, di natura fisica e chiaramente psicologica, tenuto conto che la mutilazione avviene spesso su bambine o adolescenti, quando non neonate. Un atto disgustoso di privazione di diritti fondamentali delle donne contro cui si sono schierati anche l’Unione Africana, l’Organizzazione per la Cooperazione Islamica e l’Unione Europea. Purtroppo, la tradizione è profondamente radicata e ancora oggi di difficile rimozione.