Su cosa sia il patriottismo e da cosa si differenzi dal nazionalismo è un tema diffuso nella riflessione storica politica. Il nazionalismo – secondo molti – rappresenta il tradimento dell’idea di patria. Maurizio Viroli, professore a Princeton di Teoria politica, riassume in un agile libretto (90 pagg) edito da Laterza una interessante analisi sul tema. Si citano Benedetto Croce e Adolfo Omodeo che su questo tema dedicarono diverse riflessioni, dove il primo auspicando nel 1943, tra le macerie della sconfitta, che ‘l’amor di patria’, sia rivalutato; il secondo, sottolineando il Risorgimento come ‘concezione universalistica’, opposta alla torsione nazionalista operata dal fascismo. Omodeo citava le grandi figure del riscatto risorgimentale – da Mazzini a Garibaldi, da Cavour a Settembrini – per ricordare la loro dedizione a «un ideale universalmente umano, che valeva per tutti i popoli».
Ed è proprio a Mazzini che l’autore riserva ampio spazio. Non a caso il saggio è dedicato a Carlo Azeglio Ciampi, il presidente della Repubblica che nel suo settennato ha restituito agli italiani un senso di orgoglio e di amor di patria in chiave positiva. Il saggio di Viroli, ovviamente, non poteva non avere un legame con l’attualità: il patriottismo non può essere lasciato agli attuali ‘sovranisti’, nei cui slogan («Prima gli italiani») si ritrova qualcosa del vecchio nazionalismo. Benché sarebbe improprio paragonare il sovranismo dei giorni nostri, le cui radici sono nel separatismo leghista, al nazionalismo storico di un Crispi, di un Corridoni o un Federzoni, di uno dei tanti volontari che andarono in guerra nel 1915-18 con il proposito di completare il processo unitario e fare grande l’Italia.
Il loro nazionalismo poggiava su basi ideali che i moderni sovranisti, nel migliore dei casi, ignorano, ma l’impressione è che il presente sia tutto frutto solo di strategia e che all’idealità ben poco spazio sia concesso.