Sono in molti ad invocare una discontinuità sul tema immigrazione, ma ad oggi oltre a registrare un cambio quantomeno di stile poco o nulla è cambiato. Sulla nave Ocean Viking, della SOS Méditerranée e Medici senza Frontiere, si trova da qualche giorno nella zona SAR libica con più di 82 migranti a bordo in attesa di ricevere l’autorizzazione di Italia o Malta ad attraccare in un porto.
Il Viminale leghista delle dirette Facebook e dei tweet al veleno – per fortuna – non c’è più. E comprendiamo l’aplomb di Luciana Lamorgese, nuovo ministro dell’Interno, tecnico e non politico. Però il silenzio non è proprio una conquista.
Malta ha risposto all’allarme lanciato da Sos Mediterranée per far partorire in sicurezza la donna evacuandola in elicottero. Anche se, è bene precisarlo, ancora né da Roma né da La Valletta c’è chi ha dato l’ok alla richiesta di un porto sicuro per tutti gli 82 migranti rimasti a bordo. La linea del «prendere tempo» in attesa di modifiche del decreto sicurezza bis, secondo le indicazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non può essere una soluzione quando in mare ci sono delle persone.
Intanto il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha chiesto al premier lo sbarco immediato, invito a cui si è aggiunto anche quello del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. In queste ore pare si stia per interrompere l’immobilismo a seguito di un accordo sulla redistribuzione dei migranti. È certo che la UE deve trovare il coraggio e la forza politica di cambiare, ma chi è in mare in attesa di un porto sicuro non può aspettare la modifica di un trattato. Quindi che fare? Fateli sbarcare.