Parte oggi dal Brennero il primo treno speciale del progetto Promemoria Auschwitz 2018. Un altro treno partirà la settimana prossima, portando più di millecinquecento giovani a visitare Cracovia e il suo ghetto ebraico, il campo di sterminio di Auschwitz- Birkenau, la fabbrica di Schindler. Promemoria Auschwitz, progetto promosso dall’associazione Deina, coinvolge ormai diverse regioni e i relativi comitati Arci. È quindi un esempio di come si può fare cultura. In Polonia i nostri partecipanti troveranno un governo che stanotte ha approvato una legge che prevede condanne fino a tre anni di prigione per coloro che attribuiscono alla nazione o allo stato polacco la corresponsabilità per l’Olocausto oppure nega i crimini compiuti durante la guerra sui polacchi da parte degli nazionalisti ucraini. Un precedente pericoloso, soprattutto per un Paese membro dell’Unione Europea. Questa legge rappresenta anche un fallimento per la UE, che aveva fatto una scommessa politica sulla transizione democratica dell’Europa dell’Est. La memoria dei tragici fatti del Novecento va trasmessa, non abolita; perché quei fatti devono essere di lezione all’umanità intera. Il fatto che invece una parte di Europa punti per legge a cancellare un pezzo del discorso sull’Olocausto è inquietante. Non possiamo purtroppo dirci sorpresi di questo provvedimento: da anni il governo polacco portava avanti questa proposta e ha sempre dedicato particolare attenzione simbolica all’uso dei nomi tedeschi dei luoghi legati alla Shoah che si trovano in territorio polacco. In quella parola ‘corresponsabilità’ c’è un intervento più pesante di quello che sembra a prima vista. È questione storicamente condivisa dalla comunità storica che prima e durante la seconda guerra mondiale l’antisemitismo fosse particolarmente radicato in Est Europa e che quindi il compito dei nazisti sia stato decisamente facilitato da delazioni e consenso su questo tema. La Polonia aveva una fortissima presenza della comunità ebraica, totalmente scomparsa a fine conflitto. Da oggi sostenere quello che la comunità scientifica spiega da anni sarà punibile in Polonia con il carcere. Per questo è una legge che non può trovare cittadinanza in Europa nè in una democrazia moderna. Commuoversi di fronte alle crudeltà dei campi di sterminio serve a poco se non comprendiamo che l’Olocausto non nasce improvvisamente: è il punto di arrivo di una ideologia che voleva innanzitutto eliminare ogni differenza. I ‘nemici dello Stato’ erano tutti coloro che deviavano dal modello nazista e per questo nei campi andarono ebrei, rom, omossessuali, comunisti e più in generale oppositori politici; per questo con il programma ‘Aktion T4’ furono eliminati gli stessi tedeschi in quanto disabili. Tutto ciò iniziò con i discorsi razzisti e suprematisti, alimentato non solo dalla violenza verso i contrari ma anche dal consenso silente di molti. Noi che facciamo parte dell’Arci questa cosa la sappiamo molto bene e per questo riconosciamo l’antifascismo e l’antirazzismo tra i nostri valori fondamentali: non li interpretiamo semplicemente come contrarietà, tutt’altro. Per noi sono ‘anti’ positivi, perché sono un ostacolo alla nostra idea di una società dove i diritti e le libertà personali e collettive siano pienamente riconosciuti.
La raccolta firme Mai più fascismi sarà l’occasione per noi per diffondere questi propositi e ribadire i nostri valori.