A che serve stare al governo se non si riesce a fermare l’invio di bombe all’Arabia Saudita che le usa su obiettivi civili in Yemen? Nella scorsa legislatura tale domanda è stata rimossa da molti esponenti del centro sinistra. Il realismo politico distingue l’etica della convinzione (privata) da quella della responsabilità (pubblica) e impone di considerare l’alleanza strategica di quel Paese come grande alleato strategico degli Usa e prioritario acquirente di armamenti. Non solo nell’era Trump.
Anche quel che resta del c.d.mondo cattolico nel Pd ha espresso rari dissensi rispetto all’input di votare contro mozioni parlamentari che chiedevano di bloccare ogni traffico di armi destinate ad alimentare un conflitto che l’Onu definisce disastro umanitario. Si trattava di ripetere il contenuto delle risoluzioni già votate dal Parlamento europeo. E, invece, ha prevalso una mozione presentata all’ultimo momento dalla deputata dem Quartapelle senza accennare a produzione e invio di bombe per aereo riconducibile alla Rwm Italia, controllata da un gruppo tedesco che produce armi dal tempo del Kaiser. Non esportano dalla Germania ma usano l’area grigia creata in Italia in violazione della legge 185/90 che è stata resa possibile dal sacrificio di quei lavoratori e lavoratrici che hanno obiettato alla produzione bellica credendo di poter incidere sulle politiche industriali. Sono questi testimoni che andrebbero nominati senatori a vita. E, invece, cosa è accaduto al Senato nella scorsa legislatura? In uno strano accordo trasversale (Gasparri-La Torre) è stato affossato un progetto di legge (Zanin-Scanu) che cercava di rendere onore alla memoria dei fucilati nella Grande Guerra a causa di ordini criminali del generale Cadorna e soci. È evidente, allora, che esiste un nodo storico, la frattura epocale di quella carneficina di milioni di morti e feriti come esito della guerra industriale di massa ci interroga oggi a ridosso del centenario della ‘vittoria’ del 1918. Cosa ha impedito la disobbedienza di operai e contadini mandati al massacro? E quale è la scelta da compiere oggi? Come traccia dell’incontro che abbiamo organizzato a Camaldoli (Arezzo) nel luogo dove alcuni cattolici elaborarono nel 1943 le idee ricostruttive accolte poi nella nostra Costituzione. Partiremo dalle parole che papa Francesco ha detto, nel 2014, davanti all’orrore delle migliaia di tombe del sacrario di Redipuglia: «anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!».