A due mesi dal primo flash mob in piazza Maggiore, le Sardine sono tornate a Bologna, lì dove tutto è iniziato. E vincono ancora una volta la scommessa dei numeri: oltre 40mila persone per il concerto evento a pochi giorni prima del voto regionale in Emilia Romagna (e Calabria).
Dopo Bologna giovedì sarà a Bibbiano la chiusura di questo periodo elettorale. La città, suo malgrado, diventata simbolo della peggiore e più virulenta e infamante propaganda politica.
Ma la vera partita si giocherà domenica prossima, alle urne. «Sarà un momento di svolta» dice il portavoce delle Sardine Mattia Santori. Il movimento delle Sardine è nato da poco, e già può intestarsi l’enorme merito delle piazza piene. Le speranze sono molte, le ambizioni di rinvigorire il rapporto con l’elettorato di sinistra è la grande ambizione dei partiti ma le incertezze sono tante. Sulla forma da dare a quel patrimonio di speranze e partecipazione nessuno ha dubbi:«Non un partito, ma un movimento che dialoghi e dia idee alla politica». Ma in quale rapporto?
Quell’oceano di folla a Bologna, ma anche in tutte le piazze organizzate fino ad oggi, per ora si nutre di speranze e volti nuovi. Ancora una volta colpisce la partecipazione transgenerazionale, dai ragazzi delle superiori ai pensionati. Tutti con le loro sardine al collo o sui cartelli; tanti manifesti con sopra scritte contro l’odio, per l’ambiente o in difesa della democrazia e contro il razzismo.
«La nostra speranza – conferma Santori – è che queste piazze si traducano in una partecipazione anche elettorale, una presa di coscienza perché siamo ad un punto di svolta. Tra una settimana si capirà se siamo ancora destinati ad altri decenni di sovranismo e di squadrismo digitale oppure se possiamo aprire una nuova epoca fatta di relazioni e di democrazia partecipata».
Questa è la grande sfida. Trasformare la mobilitazione in partecipazione al voto. Non è scontato e sarà la prima grande prova di questo pacifico e generoso movimento.