Il nuovo libro di Marco Imarisio “Le strade parlano. Una storia d’Italia scritta sui muri” (Rizzoli)
Marco Imarisio, inviato del Corriere della Sera, con il suo ultimo libro Le strade parlano pubblicato da Rizzoli, ci accompagna in un racconto inedito del nostro bel paese. Gli italiani sono famosi in tutto il mondo per la attitudine a parlare, ma in questo viaggio Imarisio ci offre coordinate nuove per scoprire aspetti diversi dell’Italia. Il viaggio è quello attraverso i muri, o meglio delle opere che ignoti artisti fanno trovare sui muri delle città. I casi noti sono numerosi, uno per tutti: TvBoy con le sue incursioni romane a tema politico ne Il bacio di Governo tra Salvini e Di Maio, purtroppo rimosso, ma la sua vita prosegue attraverso le migliaia di immagini che ancora circolano in rete. Perché se qualcosa ci sta insegnando questo bizzarra ossessione del contemporaneo per le immagini che tutto passa, si deteriora o addirittura viene rimosso, ma in realtà tutto rimane e gli effetti sono permanenti.
Sfogliando questa nuova guida dell’Italia si rimane colpiti – non poteva essere altrimenti – dalle numerose immagini e dalla potenza dei segni e dei colori di questi nuovi ‘reporter’ a cielo aperto.
E in questo racconto sui muri hanno grande spazio le battaglie per i diritti umani, quelle civili, ad affermare quel senso dell’impegno che caratterizza questa nuova espressione. Si sono schierati sul NoTav, sul MeToo, contro la violenza di genere, insomma sono muri che parlano ma con un’idea forte e schierata.
Infatti la potenza di questa nuova narrazione sta nell’essere immersi completamente nell’attualità, nulla sfugge e tutto interessa a questi nuovi “cronisti”. Niente di più lontano da forme di arte di strada concettuale e incomprensibile, con scritte in codice e firme da decriptare tipiche degli anni 90’, questi muri non parlano: urlano. E il merito di questo nuovo lavoro dell’autore è quello di comporre i pezzi di un nuovo e interessante racconto del nostro bizzarro (ma creativo) Paese.
ndr: immagine in evidenza, foto di Valentino Bonacquisti