Arci invita soci e simpatizzanti a partecipare al referendum costituzionale del 20 settembre sul taglio dei parlamentari e votare per il NO.
L’Arci, come organizzazione della società civile e nella sua autonomia, ha sempre guardato con estremo interesse i momenti in cui le cittadine e i cittadini vengono chiamati a esprimersi nelle forme della democrazia diretta, a maggior ragione quando questi momenti dovessero produrre una modifica della nostra Costituzione Repubblicana, nata dalla resistenza e per noi stella polare e “via maestra”, da seguire e difendere. L’interpretazione che diamo al nostro agire, in qualità di corpo sociale intermedio, è quello di essere un soggetto di infrastrutturazione sociale, che innerva e qualifica la democrazia con i processi partecipativi che promuoviamo ad ogni livello.
Il referendum costituzionale ci ripropone il tema della “crisi della rappresentanza”, intendendo con questa sia l’efficacia del rapporto tra rappresentanti e rappresentati sia le conseguenze che ciò comporta nel funzionamento delle istituzioni così come nella fiducia che i cittadini ripongono in queste.
Molti sono stati negli ultimi anni i processi di indebolimento delle pratiche democratiche: dal crescente fenomeno dell’astensionismo al processo di selezione dei dirigenti politici; dal leaderismo politico al fenomeno del populismo.
È un dibattito che ha certamente molto a che fare con la qualità della democrazia e con la qualità della rappresentanza democratica, che avrebbe bisogno di una riflessione complessiva attenta e seria, che miri a ciò che in molti definiscono la “democratizzazione della democrazia”.
Tuttavia, invece che affrontare una riforma a tutto campo – sul versante della legge elettorale, che colga e corregga le vere cause della crisi del rapporto tra cittadini e istituzioni, che riapra senza ipocrisie il tema dei costi della politica e del suo finanziamento – si preferisce la semplificazione demagogica, non agendo sui nodi qualitativi della rappresentanza politica ma sui suoi aspetti quantitativi.
Questo il senso politico del referendum di modifica costituzionale che si svolgerà il prossimo 20 settembre.
Per tutto ciò ci sembra sbagliato voler procedere nella contrazione così significativa della rappresentanza parlamentare nel nostro Paese che, oltre a costituire un unicum in tutta Europa, contribuirebbe ad accentuare le debolezze di un sistema che ha bisogno di cura e di una profonda revisione, non certo di scorciatoie.
La democrazia è la cura, e per questo invitiamo i nostri soci e simpatizzanti a partecipare al voto e votare per il NO al referendum.