Questa estate politicamente turbolenta volge al termine con il tentativo di composizione di un puzzle complicato.
Il governo Conte 2 è un esperimento complesso e difficile sul quale le forze politiche di ispirazione progressista si giocano l’osso del collo.
Dare vita a un governo in coalizione con il Movimento 5 Stelle è una sfida rischiosa e solo obiettivi di alto spessore possono offrire le basi per affrontarla. Non sarà valsa la pena se tutto si esaurirà nella sterilizzazione delle clausole Iva e nel varo di una manovra economica. Giuseppe Conte è stato il presidente del Consiglio della maggioranza giallo-verde, l’alleanza populista e sovranista che in questi 15 mesi ha abbassato la qualità della nostra democrazia, rallentato l’economia, nutrito le paure in nome del consenso.
Per questo, per essere credibile, al nuovo esecutivo occorreranno concreti segnali di svolta sul piano politico e sociale. Alcuni spunti positivi in queste settimane non sono mancati. Uno su tutti un ritorno alla centralità del Parlamento, insieme all’abbandono dell’antieuropeismo. Ma ora è necessario dare corpo concretamente alla parola discontinuità. È urgente porre fine alla stagione dell’odio e del rancore, a cominciare dal linguaggio, e aprirne una nuova capace di combattere le disuguaglianze, che sono alla base della questione democratica aperta nel nostro Paese, introducendo temi programmatici sociali su istruzione, cultura, sanità e lavoro.
La sinistra e il centrosinistra sono ancora in tempo per costruire con la società civile uno spazio condiviso.
Rimaniamo convinti che per battere le destre, i sovranismi e i populismi, la strada sia ancora lunga e impervia. Un nuovo esecutivo che mette fuori la Lega di Salvini rappresenta solo un passaggio di questa sfida. Ma la battaglia politica, culturale e sociale è tutta da combattere, prima di tutto nelle comunità dei territori e nella società italiana. Noi, come abbiamo sempre fatto, non ci sottrarremo.