La cultura è la cura”, scatta l’ora delle conclusioni. Giovedì 28 LUGLIO e domenica 31 LUGLIO a Santa
Caterina dello Ionio la chiusura del progetto realizzato dall’Arci.
Cucina e musica protagoniste dell’ultimo giovedì del mese, sipario aperto sui
laboratori teatrali domenica 31. Sono le tappe conclusive di “La cultura è la cura”, il
progetto realizzato con il finanziamento concesso dal Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali che in provincia di Catanzaro ha acceso ormai da mesi i riflettori sul
circolo Arci di Santa Caterina dello Ionio.
Sullo sfondo una ghiotta occasione di socializzazione e crescita rivolta ad anziani e
giovani che non studiano e non lavorano condita dalla fusione di impegno, passione
e competenza che giovedì alle 18,30 metterà in vetrina i sapori di un tempo.
L’appuntamento è con l’assaggio dei piatti tipici di un borgo incastonato tra le
splendide spiagge del Soveratese.
Intanto, al centro di aggregazione sociale aps “I Gabbiani” di Santa Caterina dello Ionio è già tutto pronto per chiudere in bellezza una settimana intensa che concentrerà tra giovedì e domenica la raccolta dei frutti maturati all’ombra di un progetto nel quale i vertici locali, provinciali e regionali dell’Arci hanno creduto senza riserve nonostante lo stop and go determinato dalla pandemia da Covid-19.
Da qui il fermento, l’orgoglio e l’attesa che con ancora vivo il gusto delle prelibatezze
locali manterranno intatta l’adrenalina di giovedì per tutto il weekend e fino alle
21,30 dell’ultimo giorno del mese quando in scena andrà una domenica votata al
teatro curata da “I commedianti”, il gruppo che con la regia di Salvatore Marino è
ormai pronto a intrattenere il pubblico. Lo farà con due farse targate Camillo Vitticci
ed Eduardo De Filippo. Si tratta di “Il morto in casa”, la commedia incentrata su un
equivoco che porta il protagonista della commedia a sfruttare un equivoco per fini
economici fino al punto da interpretare il ruolo la parte del cadavere, e di
“Pericolosamente” la farsa che invece appartenente al filone della “Cantata dei
giorni pari”, presenta reminiscenze della Bisbetica domata di Shakespeare e si
innesta nella tradizione delle pulcinellate del teatro napoletano.